Molte delle pagine principali più famose al mondo si sono “auto-oscurate” nella giornata di ieri, quale misura di protesta contro i progetti di legge statunitenti “Sopa” (acronimo di “Stop Online Piracy Act”) e ”Pipa” (Protect Intellectual Property Act). Tra gli aderenti alla protesta, anche le “versioni” americane di Google e Wikipedia.
I due progetti di legge, attualmente in attesa di essere discussi al Senato Usa, propongono con rinnovato vigore la procedura di oscuramento dei siti web sinora adottata solo saltuariamente dalle forze dell’ordine americane, su espressa autorizzazione governativa, in occasione di eventi tradizionalmente “piratati” sul web, quali, ad esempio, manifestazioni sportive come il “Superbowl”.
La novità, in questo caso, sta in 3 fondamentali aggiunte, su cui i promotori delle leggi in questione puntano con particolare pervicacia: (A.) in primo luogo, la cosiddetta “clausola anti-circonvenzione”, che attribuirebbe alle forze di polizia la possibilità di “blacklistare” anche gli indirizzi ip di siti web che pubblicizzano metodologie per aggirare il blocco ip dei siti “oscurati” per infrazioni al copyright; (B.) in secondo luogo la cosiddetta “clausola del vigilante”, che garantirebbe una sostanziale immunità agli internet service provider che oscurino siti web, sulla base di una sola presunzione di violazione del copyright; (C.) infine, si propone di consentire ai detentori di copyright che assumono violati di ottenere, senza alcun contraddittorio, un ordine giudiziale che tagli fuori i siti web stranieri dai sistemi di pagamento e dagli inserzionisti americani, rafforzando quanto già previsto nel “Digital Millenium Copyright Act” (“Dmca”) in tal senso.
Tra le motivazioni della protesta nei confronti di tali misure non certo una apologia della pirateria audiovisiva. E’ naturale che, a fronte di un provvedimento molto ampio e che tocca le aree più controverse del diritto d’autore digitale, ci sia la massima attenzione a che non vi sia alcuna lesione della libertà di espressione del pensiero e della libertà di informazione nel mettere a punto le misure. La lotta alla pirateria non è infatti in contrapposizione con chi contribuisce contenuti culturali alla rete.
E’ dunque nell’interesse di tutti che si sviluppi la più ampia riflessione ed approfondimento circa le obiezioni sollevate e che hanno causato il rinvio del provvedimento, ferma restando la matrice tipicamente… “made in Usa” dello stesso.
(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 19 gennaio 2012