Google “penalizzerà nei risultati di ricerca” i siti dediti al file sharing illegale: questa la strana “mossa” nella sua dichiarata “lotta alla pirateria”…
Qualche giorno fa, il motore di ricerca di Mountain View ha annunciato (con un comunicato pubblicato sul proprio blog ufficiale, all’indirizzo: http://insidesearch.blogspot.com/2012/08/an-update-to-our-search-algorithms.html) che darà seguito alle analisi compiute qualche mese fa sullo stato del web, e metterà in campo una nuova revisione del proprio algoritmo di ricerca, specificamente studiata per contrastare la pirateria audiovisiva.
A partire dalla settimana scorsa, Google terrà traccia del numero di valide notifiche di violazioni del copyright che riceve avverso un determinato sito web, e lo penalizzerà nei risultati di ricerca, qualora il numero dei reclami fondati sia di rilevante entità.
Sulla carta, dunque, il metodo è studiato per ridurre la visibilità di molti siti web specificatamente dediti al file sharing illegale.
Non è però ancora chiaro lo scenario che si andrà a delineare, a seguito di una segnalazione:
- in caso di segnalazione infondata nei contenuti, ma corretta nelle forme, un meccanismo di automatico “declassamento” del sito web nella lista dei risultati di ricerca su Google potrebbe arrecare al sito web gravi danni, sia in termini di visibilità sia di sostegno economico dai propri eventuali sponsor pubblicitari;
- in caso di segnalazione corretta sia nelle forme che nei contenuti, invece, è lecito chiedersi quale sia la ragione per cui la penalizzazione si limiti ad “abbassare” il sito web nei risultati di ricerca, invece di rimuoverlo del tutto dagli stessi, come oggi fa il motore di ricerca.
Al di là degli annunci, in attesa di verificare come si comporterà nella pratica il colosso delle ricerche online, possiamo solo rilevare che il nuovo meccanismo sembra studiato per approfondire, in un certo qual modo, il controllo sui risultati di ricerca e velocizzare l’esito delle segnalazioni, al tempo stesso evitando di porre in essere quelle misure preventive e capillari di controllo richieste da vari player del mercato dell’audiovisivo, che priverebbero Google della posizione di “mero tramite”, su cui ha sempre basato tutte le proprie difese dianzi ai tribunali europei ed internazionali.
( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 18 agosto 2012