Contributi sulla copia privata al bivio – l’analisi dell’Eao sulle cosìdette “levies”

L’anno appena trascorso sarà senza dubbio ricordato come uno di quelli più prolifici per il dibattito circa le misure di protezione del diritto d’autore in rete, sia nelle aule dei tribunali che negli istituti di ricerca. Trai molti contributi dottrinari, è interessante segnalare quello dell’Osservatorio Europeo sull’Audiovisivo, che fotografa la situazione a metà 2011. E’ reperibile all’indirizzo http://www.obs.coe.int/oea_publ/iris/iris_plus/iplus4LA_2011.pdf.en

L’autore di questo articolo, lo spagnolo Francisco Javier Cabrera Blázquez, analizza con estrema attenzione i due principali filoni di contribuzione, relativi alla copia privata:

- il cosìddetto “equo compenso” sui supporti vergine, misura ad oggi più diffusa in ambito europeo, pur con i necessari caveat della proporzionalità ed adeguatezza, ribaditi anche dalla sentenza Padawan v. Sgae (Corte di Giustizia CE, causa C-467/08, sentenza del 21 ottobre 2010, disponibile all’indirizzo: http://curia.europa.eu/jurisp/cgi-bin/gettext.pl?where=&lang=it&num=79898978C19080467&doc=T&ouvert=T&seance=ARRET);
questa misura sconta un tasso di necessaria impopolarità presso il pubblico, sebbene sia in larga parte tollerata dal’utenza;

- il cosìdetto “canone sul Peer2Peer”, proposto da più voci quale sostanziale mezzo per “spalmare” sulla generalità dell’utenza internet i costi della pirateria, depenalizzando lo scambio di files coperti da copyright, a fronte del pagamento di una imposta sulla
connessione ad internet. L’applicazione di una simile misura genererebbe forse maggiori introiti della “levy” sui supporti vergine nel breve periodo, ma pecca forse di quella lungimiranza necessaria alla preservazione dell’inventiva e del prodotto culturale, e, nel lungo periodo porterebbe ad un progressivo inaridimento dell’industria mediatica, con forti penalizzazioni per produttori ed artisti.

L’analisi dell’Osservatorio offre una panoramica che non è aggiornata agli sviluppi più recenti di tali policies in ambito europeo, ma evidenzia, in ogni caso, con puntuale chiarezza, come – negli ultimi anni – poco sia realmente stato fatto, in termini di incentivi alla diffusione legale delle opere mediatiche mediante il web: il trend del regolatore sembra essere ancora incentrato verso misure afflittive, che tuttavia incidono con maggiore insistenza proprio su quelle categorie (produttori, artisti, musicisti) che dovrebbero invece tutelare, e non producono quella spinta alla produzione culturale che ci si dovrebbe aspettare.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 13 gennaio 2012

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