Dopo molti mesi di “tira e molla” sul provvedimento “Acta” (acronimo che sta per “Anti Counterfeiting Trade Agreement”), e molte critiche e polemiche mosse da esponenti del “popolo della rete”, il 4 luglio 2012, il Parlamento Europeo ha respinto a grande maggioranza (478 deputati hanno votato contro, appena 39 a favore e 165 sono stati gli astenuti) l’accordo internazionale contro la contraffazione, perché ritenuto sostanzialmente lesivo delle libertà della rete e di alcune libertà fondamentali.
Si ricorda qui che le negoziazioni tra Stati erano iniziate (segretamente) già nel 2007, e che l’ultima versione di Acta è stata siglata a Tokyo nel gennaio 2012, da 22 dei 27 Paesi Ue e dagli Stati che già avevano già adottato il trattato dall’ottobre 2011 (l’Australia, il Canada, il Giappone, la Repubblica di Corea, il Messico, il Marocco, la Nuova Zelanda, Singapore, la Svizzera e gli Usa). Il Parlamento Europeo è stato chiamato a ratificare l’accordo il 26 giugno 2012. La ratifica è stata definitivamente respinta con la votazione del 4 luglio 2012.
La più grave accusa verso il trattato è stata identificata nella sua “vaghezza” di intenti, “segretezza” di gestazione, e quindi “pericolosità” per la tutela delle libertà individuali. A parere di molti, infatti, non è possibile riscrivere le regole fondamentali dell’Unione Europea attraverso negoziazioni vischiose, riservate, addirittura misteriose. La bocciatura quindi, più che all’Acta in sé, sembra esser stata rivolta alla sua genesi poco trasparente. L’accordo è stato fortemente criticato soprattutto perché oggetto di negoziati (troppo) riservati fra gli Stati, e quindi lesivo dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, europei e non europei, al punto da innescare, nei mesi scorsi, una vasta mobilitazione internazionale.
Il trattato si prefiggeva un’azione di “lotta” generale contro la contraffazione, che partiva dai medicinali per arrivare alla pirateria audiovisiva. E la decisione della Ue è stata inesorabile, nonostante alcuni appelli invocassero di attendere il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, chiamata, dalla stessa Commissione, ad esprimere un parere sul trattato. Nonostante questa decisione, plaudita dai difensori della massima libertà della rete, ma fortemente contestata dai rappresentanti delle industrie creative, il Commissario al Commercio Karel De Gucth ha ribadito la ferma volontà della Ue di dotarsi, al più presto, di un testo per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Ed ha aggiunto “continueremo a chiedere il parere giuridico della Corte di Giustizia sull’Acta, per comprendere se lede qualcuno dei diritti fondamentali dei cittadini europei. Servirà a stabilire come andare avanti su questo tema”.
Marco Polillo, Presidente di Confindustria Cultura Italia (Cci), ha evidenziato la contraddizione, ovvero il paradosso della scelta: Polillo contesta infatti la decisione dell’Unione Europea in quanto le norme contenute all’interno dell’accordo si trovano già nell’ordinamento italiano così come in quelli di molti altri Paesi firmatari. L’Acta aveva infatti soltanto un ruolo di “armonizzazione” dei differenti ordinamenti. E ancora, ha incalzato Polillo “è paradossale che i legislatori si riempiano la bocca parlando di politiche culturali, e contemporaneamente decidano di continuare a proteggere chi uccide la cultura e la creatività”.
Lo “scontento” e lo “sconforto” non è arrivato soltanto dall’Italia. Le principali associazioni europee dell’industria creativa, hanno diramato un comunicato stampa per spiegare le loro ragioni e i motivi della loro critica alla decisione della Commissione. Riteniamo quindi utile riprodurre, in calce, il comunicato nella sua interezza, segnalando che i firmatari appartengono ad alcune delle oltre 130 federazioni rappresentanti settori che danno lavoro a più di 120 milioni di persone nelle industrie di produzione innovativa e di creazione di tutta Europa, e che hanno firmato una lettera di sostegno all’Acta. Maggiori informazioni disponibili su www.actafacts.com
Le industrie manifatturiere e creative d’Europa reagiscono al voto del Parlamento europeo sull’Acta
Bruxelles, 4 luglio – Le imprese europee innovative dei settori manifatturieri e creativi ritengono che il voto odierno del Parlamento europeo sarà pregiudizievole per la proprietà intellettuale, l’occupazione e l’economia europee. Con questa decisione sull’Acta, l’Ue ha perso un’occasione per tutelare le sue industrie creative e innovative nel contesto del mercato internazionale. “L’Acta è uno strumento importante per promuovere l’occupazione e la proprietà intellettuale in Europa. Purtroppo, al Parlamento Europeo il trattato è partito con il piede sbagliato, e le sue motivazioni più autentiche e significative andranno perdute”, pronuncia Anne Bergman-Tahon, Direttrice della Fep (Federazione degli Editori europei), uno dei membri della coalizione di oltre 130 organizzazioni che sostengono l’Acta. Molti parlamentari europei avevano auspicato l’attesa del parere della Corte Europea di Giustizia per poter prendere una decisione definitiva. Frances Moore, Ceo dell’Ifpi, commenta: “A questo punto attendiamo la sentenza della Corte Europea di Giustizia, ed esortiamo il Parlamento europeo a fare dell’efficace tutela della proprietà intellettuale una delle principali priorità della nostra politica commerciale con i paesi terzi”. I diritti di proprietà intellettuale rimangono il motore della competitività globale dell’Europa e uno stimolo alla crescita dell’economia e dell’occupazione. Nell’attuale congiuntura economica la loro tutela è particolarmente importante oltre i confini dell’Ue. “L’Europa potrebbe avere colto l’occasione di sostenere un importante trattato che migliora le norme della proprietà intellettuale sul piano internazionale. Ci aspettiamo che l’Acta andrà avanti senza l’Ue, e sarà una perdita non da poco per i 27 Stati membri” afferma Alan C. Drewsen, Executive Director dell’Inta (International Trademark Association). Le discussioni sull’Acta rappresentano il maggiore negoziato multilaterale concluso nel quadro costituzionale dopo il Trattato di Lisbona. Secondo Thomas Boué, Director Government Affairs, Emea della Bsa (Business Software Alliance): “la violazione dei diritti di proprietà intellettuale rappresenta un problema enorme in Europa e esiste una necessita’ evidente di promuovere norme internazionali e migliori procedure per far rispettare i diritti della pi. Acta servirebbe come un importante passo in avanti nelll’elevare gli standard globali per la protezione dei diritti della pi. E’ un vero peccato che il trattato si sia impantanato in questioni inter-istituzionali e che questo tipo di considerazioni abbia alla fine pregiudicato l’intero processo”. “Pur comprendendo gli sforzi del Parlamento europeo di essere visto come un organo attento alle preoccupazioni dei cittadini, le nostre organizzazioni, che rappresentano settori che danno lavoro a più di 120 milioni di persone in Europa, hanno sostenuto l’approvazione dell’Acta”, dice Jeffrey P. Hardy, Direttore di Icc-Bascap. “Il Parlamento europeo dice no all’Acta ma sottolinea che il ’coordinamento globale della pi è indispensabile’. Rispettiamo questa posizione,” dice Johannes Studinger, a capo del sindacato globale UniMei. “In effetti, nell’economia digitale globale, la crescita sostenibile delle industrie creative richiede un’efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Ma le politiche di protezione prive di un forte impegno internazionale sono inefficaci. Chiediamo alle istituzioni europee di lavorare insieme anziché opporsi l’una all’altra trasformando l’impegno comune in politiche efficienti”. I soggetti che mettono in questione l’Acta invocano vari principi e preoccupazioni. “Purtroppo, il dibattito sull’Acta è stato inquadrato in termini di censura e di ‘smantellamento dell’internet’ piuttosto che in termini di tutela della base economica dell’occupazione in Europa,” dice Dominick Luquer, Segretario Generale della Fia (Federazione Internazionale degli Attori). “Contrariamente a molte dichiarazioni rilasciate, i diritti fondamentali della persona sono pienamente rispettati dall’Acta, e a questo proposito attendiamo con fiducia la sentenza della Corte Europea di Giustizia,” afferma Dara MacGreevy, Anti-Piracy Director dell’Isfe, che rappresenta il settore europeo dei video game. Guardando al futuro, siamo convinti che i politici europei debbano continuare il loro lavoro per la tutela in Europa e nel mondo dei diritti di proprietà intellettuale, che sono un pilastro dei nostri settori di produzione e innovazione. “Siamo incoraggiati dalle dichiarazioni fatte oggi al Parlamento europeo, che ribadisce che il voto di oggi non è un voto contro l’applicazione e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. I settori di produzione e innovazione di tutta Europa guardano ora agli altri firmatari dell’Acta per la tutela dei loro diritti internazionali,’ dice Alberto Paccanelli, Ceo, Presidente di Euratex (Organizzazione Europea per il Settore Tessile e Abbigliamento).
I firmatari del comunicato sono:
- Acg (The Anti Counterfeiting Group)
- Act (Association of Commercial Television in Europe)
- Aim (European Brands Association)
- Bascap (Business Action to Stop Counterfeiting and Piracy)
- Bsa (Business Software Alliance)
- Euratex (the European Apparel and Textile Confederation)
- Fep (Federation of European Publishers)
- Fia (The International Federation of Actors)
- Ifpi (International Federation of the Phonographic Industry)
- Inta (International Trademark Association)
- Isfe (Interactive Software Federation of Europe)
- Mpa (Motion Picture Association)
- Uni Global Union.
( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E. ) 6 luglio 2012