Sulla fine del mese di settembre, la Court de Cassation, organo supremo della giurisdizione Francese ha reso due importanti sentenze in tema di protezione del Diritto d’Autore Online.
Dette sentenze hanno riguardato due separati aspetti della continua lotta all’illegittima pubblicazione di opere dell’ingegno in rete.
- In un primo caso, la Cassazione Francese ha stabilito che, quando per un contenuto illegittimamente pubblicato sia già stata effettuata una segnalazione (ed una conseguente procedura di rimozione), l’host provider (e dunque a Google/Youtube) non può essere ritenuto responsabile se il contenuto in questione viene nuovamente caricato illegittimamente sui suoi server, ma spetta al titolare dei diritti l’onere di segnalare nuovamente la presenza del contenuto di cui chiede la rimozione; in questo, la Corte ha ribaltato quanto era stato statuito dalla Corte d’Appello, che aveva ritenuto sufficiente una sola segnalazione per contenuto, ma così facendo indirettamente chiamava in causa un obbligo di sorveglianza per Google, a che uno specifico video rimosso non venisse più caricato su Youtube.
- Nel secondo caso, Google è stata invece ritenuta responsabile per non aver rimosso dalla propria lista di parole automaticamente “suggerite” in fase di ricerca (la c.d. funzione di auto-completamento) termini che facilitano la ricerca di materiale piratato (es. torrent,megaupload, rapidshare, e simili); ribaltando le conclusioni dei giudicanti di prima e seconda istanza, la suprema Corte Francese ha stabilito che “il servizio di comunicazioni elettroniche accessibile al pubblico offerto da Google sistematicamente spinge gli utenti di internet, tramite specifiche parole chiave suggerite, verso siti internet che contengono registrazioni rese disponibili al pubblico senza l’autorizzazione dei rispettivi artisti/autori/esecutori o delle loro etichette discografiche, facilitando l’infrazione del diritto d’autore”.
La prima della due sentenze della Court de Cassation si allinea alle più recenti osservate a livello europeo, confermando che, anche secondo l’interpretazione Francese, l’host provider è mere conduit, e non sembra essere destinatario di un obbligo di vigilare su ciò che i suoi utenti pubblicano online, ma deve operarne una pronta rimozione, una volta a ciò richiesto dai titolari dei diritti.
Per ciò che riguarda la seconda sentenza, il punto più evidente è che, a dispetto degli annunci di qualche mese fa, Google non sembra ancora avere ripulito la propria funzione di autocompletamento da termini che incoraggiano e/o facilitano la ricerca di materiale pirata.
( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 9 ottobre 2012