Confalonieri: “se ci scappa un capezzolo…”. Lo squilibrio tra “controlli” del sistema televisivo ed “anarchia” del web.

Convegno promosso da Confindustria Tv sul nuovo regolamento Agcom sul diritto d’autore online. Rai e Mediaset alleate nella lotta alla pirateria. Cologno investe 2 miliardi di euro l’anno per i propri palinsesti. 1 italiano su 3 fruirebbe di contenuti illegali

Si è tenuto mercoledì 29 dicembre, presso la sala cinema dell’Anica (Associazione Nazionale Produttori Cinematografici Audiovisivi e Multimediali), particolarmente gremita, il convegno organizzato da Confindustria Radio Televisione, dal titolo “Copyright online. Nuove regole per nuovi scenari digitali”. Si tratta della prima pubblica sortita della novella anima di Confindustria, che ha assorbito tra l’altro la storica Frt e vanta l’inedita adesione anche della Rai. Confindustria Tv si affianca a Confindustria Cultura ed a Confindustria Digitale, e va subito segnalato che le tesi delle tre consorelle non appaiono sempre proprio allineate…

La mattinata è stata introdotta e moderata dal giornalista Emilio Carelli (che è anche Vice Presidente di Confindustria Tv ed appare quasi suo portavoce), dedicata alle tematiche del diritto d’autore online, a poco più di un mese e mezzo dall’approvazione del “tanto sospirato” regolamento Agcom (per un approfondimento, vedi su queste stesse colonne il “Dossier IsICult. Regolamento Agcom sul diritto d’autore online: normale e finanche banale, oppure rivoluzionario ed epocale?!”).

Rodolfo De Laurentiis, Presidente della novella associazione infra-confindustriale (nonché ex parlamentare Udc ed attualmente anche consigliere di amministrazione Rai), ha voluto organizzare questo incontro perché Confindustria Radio Tv, che pure rappresenta il 98 % del mercato audiovisivo nazionale (temiamo che questa stima non sia condivisa da AerAnti-Corallo…), non ha avuto occasione di partecipare alla fase di consultazione, per evidenti questioni “anagrafiche” (è operativa da ottobre 2013). Questi alcuni dati: 9 miliardi di euro sono prodotti ogni anno dagli associati, circa 30mila i dipendenti diretti, un’industria con 198 canali monitorati quotidianamente da Auditel, 16 editori…

I broadcaster – ha proseguito – nell’ultimo quadriennio, nonostante la morsa della crisi, hanno investito circa 2 miliardi nella produzione di contenuti: “Il regolamento Agcom è stato da noi accolto con particolare favore, perché cerca di arginare un fenomeno sempre più pervasivo, con dati che confermano tutta la sua virulenza. Nel nostro Paese, la pirateria è al 48 %, rispetto al 33 % in Europa, 45 % nel mondo”. In sostanza,  1 italiano su 3 fruirebbe di contenuti audiovisivi non originali. “Non è stato fatto abbastanza per eliminare i link pirata dalle indicizzazioni”. I danni da download illegale ammonterebbero a “circa 3 miliardi di euro: 1,5 miliardi per l’audiovisivo, 1,4 miliardi per il software… Se non si riuscirà ad arginare il fenomeno,  il settore, nei prossimi 3 anni, rischia la perdita di 20mila posti di lavoro”. Il 37 % degli utenti di smartphone farebbe streming illegale di film, serie tv, musica. Addirittura un 75 % degli utenti, condividerebbe “peer to peer”. Purtroppo, non è stata precisata la fonte di questi dati, ma siamo ormai abituati – in Italia – ad un uso discretamente spregiudicato (e partigiano) dei numeri. De Laurentiis crede che l’azione di Agcom per limitare la pirateria e tutelare il diritto degli autori – anche attraverso azioni di sensibilizzazione e promozione dell’offerta legale – siano fondamentali, per tutelare il patrimonio artistico del nostro Paese e la concorrenza. La richiesta avanzata da Confindustria Radio Televisione è quella di un “level playing field” e quindi “pari opportunità” per tutti i soggetti (tv, ott…).

È seguito un video di Kerstin Jorna (già intervenuta personalmente nel workshop promosso dall’Agcom a fine maggio 2013), Director Intellectual Property all’interno della Dg Mercato Interno e Servizi della Commissione Europea, che ha illustrato gli obiettivi comunitari in materia di diritto d’autore, e le strategie volte al loro perseguimento. Jorna ha paragonato l’industria creativa ad un albero: internet offre grandi opportunità, ma l’ecosistema sopravvive soltanto se ha radici sane, il che implica che l’acqua (ovvero le risorse) possa tornare alle radici (proventi generati anche online attraverso advertising). Proteggere il diritto d’autore appare quindi l’unico modo per tenere in vita l’albero. Quest’anno – ha proseguito Jorna – la Commissione ha avviato il progetto “Licenze per l’Europa”, anche al fine di verificare la portabilità degli abbonamenti. La Commissione – ha concluso – si sta impegnando molto per questo settore, che garantisce crescita e occupazione.

La prima parte della mattinata ha visto quindi sul tavolo di presidenza Angelo Marcello Cardani, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e Giovanni Pitruzzella, Presidente dell’Autorità per la Concorrenza ed il Mercato (Agcm).

Cardani si è innanzitutto domandato perché il regolamento avesse scatenato reazioni tanto forti da produrre polemiche e… quasi una “ferocia persecutrice” nei suoi confronti. Il cammino per il raggiungimento del testo definitivo è stato molto lungo, anche perché si è tentato di tener conto delle implicazioni pratiche e giuridiche che avrebbe prodotto. Sono emersi quindi alcuni elementi imprescindibili: necessità di un’educazione alla legalità, promozione di un’offerta legale a condizioni economiche accettabili; ragionevolezza, garanzie procedimentali e proporzionalità nel regime di regolamentazione. Infine, è stato stabilito che gli interventi fossero solo su segnalazione, non di ufficio, e comunque mai verso gli utenti (fatta salva l’ipotesi che siano attivi, cioè “uploader” di contenuti pirata). Obiettivo primario infatti è quello di ristabilire un piano di legalità in tempi rapidi, senza comunque escludere un intervento giurisdizionale. Infine, quanto alla polemica sulle competenze, Cardani ha sostenuto che “il Parlamento non ha bisogno che l’Agcom si faccia da parte, può intervenire in qualsiasi momento per la regolazione del diritto d’autore online. L’adozione da parte dell’Autorità del regolamento sul diritto d’autore non compromette la possibilità del Parlamento di svolgere un’azione legislativa di cui ha il monopolio”. Senza riferirsi esplicitamente ai grillini, Cardani ha precisato ironicamente, dichiarando di volersi “togliere alcuni sassolini di cui ho piene le scarpe”: “Varando il regolamento sul copyright, non abbiamo compromesso la possibilità del Parlamento di svolgere la sua azione legislativa: la giovane età di alcuni parlamentari che ci hanno mosso critiche forse li esime da conoscenze costituzionali, ma mi aspettavo di più”. Cardani ha annunciato la realizzazione di uno spot di sensibilizzazione sociale rispetto al problema della pirateria.

Pitruzzella ha rimarcato che i “diritti” (i diritti sul “content”), tutti, costano, e che se, culturalmente, non viene ristabilito questo principio fondamentale, sarà difficile ottenere risultati concreti. Quanto alla regolamentazione su internet – ha rimarcato – bisogna stare molto attenti. Da una parte, vanno tutelati diritti degli autori e dei creatori; dall’altra, bisogna stare in guardia rispetto a meccanismi troppo rigidi, che pregiudichino la libertà della rete intesa come forum di libera espressione e circolazione di idee. Pitruzzella ha quindi espresso preoccupazione per quanto riguarda il Comitato Tecnico che comprende tutti gli “stakeholder”, e che potrebbe dare vita ad offerte troppo rigide, che non tutelano la concorrenza. Pitruzzella ha voluto mettere in guardia dai possibili accordi che dovessero intervenire tra operatori all’interno del Comitato, da valutare in termini di tutela della concorrenza (ha precisato: “il Comitato non è che non ci piaccia, ma il rischio è che gli accordi al suo interno possano essere fatti in modo tale da non tutelare la concorrenza tra le imprese”).

È stato quindi il momento dei broadcaster. Prima ad intervenire, Anna Maria Tarantola, Presidente Rai, che si è dichiarata favorevole al regolamento. Ritiene che la rete sia molto importante per la veicolazione di idee ed informazione, ma sottolinea che queste ultime sul web spesso non sono verificate, e che inoltre internet è pieno di contenuti diffusi illegalmente. Apprezza lo sforzo di Agcom nel voler reprimere gli illeciti con tempistica finalmente rapida, e sottolinea l’importanza della campagna educativa che non deve essere episodica, ma stabile. Ha quindi espresso alcune preoccupazioni rispetto al regolamento: l’Agcom potrebbe addirittura intervenire anche contro i “fornitori di servizi media audiovisivi” (come la Rai), e questa eventualità appare curiosa, dato che la tv pubblica, come altri broadcaster, o produce contenuti in-house o li acquista da terzi, pagandone i diritti. Tarantola ha inoltre concluso ribadendo l’importanza del regolamento, ma solo come primo step in prospettiva di un quadro organico più ampio di certezze a livello europeo.

Fedele Confalonieri, Presidente Mediaset, ha ribadito che si deve “pagare per i diritti”. Il Biscione spende 2 miliardi l’anno per il proprio palinsesto (questo dato sembra cozzare con quanto dichiarato da De Laurentiis, vedi supra), dovendo peraltro rispettare infinite norme: quote europee per il cinema e quote nazionali, fasce protette, eccetera… Scherzosamente, ha aggiunto: “se ci scappa un capezzolo in fascia protetta, succede il finimondo, mentre su internet gli over the top non hanno limitazioni, e non pagano una lira. In assenza di una reale tutela del diritto d’autore su internet, noi rischiamo di chiudere”. Francamente, non ci sembra che Agcom si mostri particolarmente feroce nei confronti degli obblighi di Mediaset (o di Rai e La7 ed altri), ma senza dubbio esiste una sperequazione tra “controllo” della tv ed “anarchia” del web. A margine del convegno, Confalonieri ha precisato che, “a fronte degli oltre 2 miliardi di euro l’anno investiti per l’intero palinsesto, ben 1,2 miliardi di euro vengono allocati alle autoproduzioni italiane ed europee”. Budget impressionanti, ed è naturale e giusto che, chi investe, rivendichi il diritto a non veder piratati i propri contenuti, e vanificati i propri investimenti. “Ci vuole una legge e la diffusione di una cultura specie tra i giovani”, tale da far capire che scaricare gratis un film o musica è illegale. Secondo il n° 1 di Mediaset, gli “over the top” sarebbero dei “signori che fanno miliardi di utili, non pagano una lira” di tasse “qui, impiegano pochissime persone, parliamo di decine”. Viceversa, “noi spendiamo per il nostro palinsesto, e abbiamo norme su quote di cinema, su quote europee, sulla tutela dei minori”. Ha insistito: “noi broadcaster abbiamo un’ira di Dio di regole, e dall’altra parte niente”. Sul “niente”, concordiamo. Sull’“ira di Dio” (?!), nutriamo dubbi. Confalonieri si riferisce forse al recente mite invito “repressivo” del redivivo Comitato Media e Minori, presieduto da Maurizio Mensi, rispetto alle sortite “porno” della D’Urso nelle sue chiacchierate della domenica pomeriggio?! “Io rimpiango… la pirateria dei guappi napoletani” – ha continuato Confalonieri – “il concetto di ‘settimo non rubare’ facciamolo diventare una regola anche per internet”.

Per Sky Italia, in assenza di Zappia, trattenuto a Milano, è stato Eric Gerritsen, Executive Vp Communications and Public Affairs ad intervenire. Ha evidenziato come il mercato televisivo, anche a causa di internet, stia attraversando una fase di trasformazione radicale. In questo scenario, Sky investe in diritti il 50 % del proprio fatturato (anche in questo caso, chi può validare queste stime?! l’Agcom non interviene in materia), ed è quindi importante ribadire che i diritti vanno pagati, e non c’è spazio per “free rider”. Gerritsen ha quindi concluso: “Bisogna inoltre guardare al mercato unico, anche perché con l’arrivo di internet lo spettatore può scegliere dove, come e cosa guardare”.

Maurizio Giunco, a nome della Frt “associazione italiana delle tv e radio locali” (infatti Frt “nazionale” è confluita in Confindustria Tv) ha lamentato le enormi “limitazioni” che imbrigliano il sistema televisivo, in nome del pluralismo, dei minori, della difesa del pudore, delle fasce più deboli… per poi domandarsi – un po’ curiosamente, sia consentito osservare – se sia giusto imbrigliare anche internet, o se non sia meglio togliere le catene alla tv. Suvvia, le… “catene” di cui parla Giunco ci appaiono veramente eccessiva formula retorica!

Marco Ghigliani, Amministratore Delegato di La7, ha espresso il proprio sostegno al regolamento. Ha condiviso le preoccupazioni esternate da Tarantola, sottolineando la necessità che, a livello culturale, prenda piede il principio per cui un investimento va remunerato. Principio ancor più valido in questa fase, nella quale i broadcaster sono divenuti operatori multimediali a tutto tondo.

Andrea Castellari, Direttore di Discovery Italia, ha sostenuto che il loro business è ancora al 99 % basato su ricavi da tv lineare. Discovery ha provato a ragionare su business non lineari, ma ad oggi è ancora molto complicato e rischioso. Ritiene fondamentale rendere disponibili contenuti legali a prezzi che la gente sia disposta a pagare. Crede l’Agcom stia facendo un lavoro straordinario, che è però importante proseguire a livello europeo e mondiale.

In chiusura, sono intervenuti Domenico Luca Scordino, Consigliere di Gestione Siae (già Sub Commissario della stessa), in rappresentanza del Presidente Gino Paoli, e Riccardo Tozzi, Presidente Anica. Il primo ha sostenuto l’importanza del lavoro di Agcom, ampiamente sostenuto da Siae, ed ha manifestato preoccupazione per il fenomeno della disintermediazione, che è stato accelerato dall’economia di internet, e che in verità non libera gli autori dal monopolio della collecting italiana, ma ne indebolisce soltanto il potere contrattuale. Riccardo Tozzi si è soffermato invece sull’alone diffuso e manipolatorio che fa travisare la realtà, ben messo in campo dalle lobby delle “ott”, aiutate in questo da un’area culturale e politica di “fiancheggiamento”, che si scaglia a priori per la rete libera. Quella adottata da Agcom è semplicemente una misura di equità e garanzia. Per quanto riguarda eventuali interventi di riforma della disciplina sul diritto d’autore, Tozzi ritiene che non ci sia proprio nulla da cambiare. L’anomalia italiana, ha concluso, risiede in un mercato televisivo essenzialmente malato, in cui nessuno dei 3 player più importanti sulla scena riesce ad essere in utile: “siamo l’unico Paese che ha 7 reti generaliste e questo fa si che la redditività sia molto ridotta”.

Antonio Catricalà, Vice Ministro dello Sviluppo Economico, in chiusura ha toccato molti temi scottanti: dall’asta delle frequenze alla numerazione Lcn, al rinnovo del contratto con la Rai del 2016… per quanto riguarda la specifica tematica, ha espresso soddisfazione “perché è il segno che qualcosa si sta facendo, che comunque si potrà sempre migliorare. Tutelare il diritto d’autore è importante, perché chi produce contenuti per sé e per la società possa continuare a farlo”.

Totalmente assenti, ma era prevedibile, voci dissidenti, ma forse attendersi da Confindustria Tv che inviti al dibattito gli estremisti libertari come Scorza, Sarzana e Pierani sarebbe veramente pretendere troppo. Si attendono le loro reazioni.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – Elena D’Alessandri ) – 30 gennaio 2014