Graziano (Partito Democratico): “Fare pagare le tasse a Google”

Segnaliamo, senza qui commentare, un odierno dispaccio di agenzia che riteniamo interessante:

Roma, 22 novembre 2012 (TmNews) – Google non paga le tasse in Italia e c’è chi chiede l’intervento del governo per tassare il colosso Usa. “Il mancato pagamento delle imposte da parte di Google sulle attività realizzate nel nostro Paese va chiarito e impedito”. Stefano Graziano, deputato del Partito Democratico, membro della Commissione Finanze della Camera, ha presentato oggi un question time in Commissione per chiedere al Ministro Grilli di far luce su quanto riportato dagli organi di stampa e di adottare misure normative nei riguardi di tutti quei colossi americani del commercio on-line, che, come Google, sfruttano ingegnerie finanziarie offerte dalle disparità dei sistemi fiscali europei e riescono a non pagare le tasse nel nostro Paese.
“Consentire alla multinazionale di trasferire in Paesi a fiscalità privilegiata, come l’Irlanda, i profitti in crescente aumento realizzati in Italia evitando le imposte italiane sui ricavi, che secondo alcune stime si aggirerebbero intorno a 80 milioni di euro nei soli anni 2002-2006″. Il deputato Pd ha quindi aggiunto che “è intollerabile perché va contro la politica governativa di lotta all’evasione fiscale e costituisce un mancato incasso per le finanze pubbliche, ma anche ingiusto perché mortifica i sacrifici di cittadini e imprese che stanno fronteggiando una profonda crisi, scontano un’elevata imposizione fiscale e che così subiscono uno svantaggio sleale. “A questo punto – ha concluso Graziano – mi aspetto che il Governo intervenga quanto prima sul caso, adottando una norma simile a quella prevista nel decreto crescita al Senato sulla vicenda Ryanair”.

Il “caso” YouTube Downloader: l’interpretazione di Prosperetti

Riproduciamo, con il placet dell’autore, un interessante “post” pubblicato oggi (22 novembre 2012) dall’avvocato Eugenio Prosperetti, sul suo blog “Eugenio Blogging Italia Media & Tlc Law”:
http://tmtlaw.typepad.com/eugenios_italian_telecom_/

Il “caso” YouTube Downloader.

Una discussione nata ieri, sparsa tra tweet, post, mail e forme più tradizionali di comunicazione che mi ha visto coinvolto, assieme a stimati colleghi, amici tecnologi e giornalisti di settori mi impone di fare un post per chiarire (raggruppare) come la penso io. A scanso di equivoci. La vicenda e’ questa, ben raccontata da Riccardo Luna:

La App made in Sicily più scaricata del mondo non c’è più

Premetto che non conosco la App in questione direttamente e che ho appreso la notizia dai tweet e post ad essa relativi. Aggiungo anche che il caso mi interessa come “caso scientifico” e non professionalmente. Ciò detto, questo è ciò che ne penso:
1) forse la app in questione può aver fatto violazioni di sorta di marchi o altro, ma non è per questo che stiamo parlando di questo caso. Ipotizziamo un’applicazione identica con un altro nome e ragioniamo su quella;
2) il caso è interessante perché sembrerebbe riguardare una app molto scaricata che viene espunta da un market digitale per “incompatibilità” con dei terms and conditions di un partner commerciale del provider di questo market (almeno così pare). Se così fosse, non rileva nemmeno che la app violi effettivamente i terms di YT ma solo se lo store li utilizza come parametro di “accoglienza” delle applicazioni indipendenti. Il quesito (scientifico) è, lo può fare? Chi altro lo fa? Lo dichiara nelle proprie condizioni? Gli store digitali hanno limiti alla propria discrezionalità nell’accogliere apps di terzi insomma? Se poi si scoprisse che basta cambiar nome per riaverla sul market il caso si sgonfia ma e’ veramente cosi’?
3) La discussione, da questo, si è spostata (e continua a spostarsi) su ciò che fa l’applicazione in questione. Ci sono dei profili tecnici che bisognerebbe analizzare (carte alla mano e in più di 140 caratteri). Tuttavia, limitatamente a quel che consente un post a carattere scientifico, mi limito a dire che YT è un mondo di contenuti non uniformi tra loro: non si può dire che siano tutti tutelati e tutelabili dal diritto d’autore (c’è di tutto, anche video che non possono essere definiti “opere dell’ingegno”, materiale in pubblico dominio, materiale il cui titolare non può essere rintracciato, ecc.). Ciò detto, come possiamo essere certi che YT ha il diritto assoluto di vietare a chiunque (anche a utenti non registrati) di fare qualsiasi operazione con qualsiasi contenuto da esso ospitato? E’ delegato dal titolare dei diritti a far questo? Dove non c’è titolare dei diritti come funziona?  La mia impressione è che ci sono casi diversi da valutare specificamente. Mi pare si dia troppo spesso per scontato che i contenuti di YT sono tutti “protetti” e di proprietà certa.
4) Quel che mi sembra e’ che la questione (contrattuale, non di “illegalità”) sia tra YT e il developer, se ci sono stati specifici accordi e tra YT e gli utenti, per quel che riguarda l’uso che ne e’ stato fatto (legittimo/illegittimo). Per questo ho ritenuto di spostare l’attenzione sul piano dei contratti. Non ho detto altro che dobbiamo prestare attenzione agli aspetti contrattuali e farlo caso per caso, senza generalizzare parlando di illegalita’ per violazione di Terms of Service (con una pericolosa equiparazione tra ToS e legge).
Ci sarà comunque ancora molto da discutere. Temi simili vanno avanti dall’invenzione del videoregistratore con il celebre caso “Betamax”.
Aggiornamento: su questo tema mi hanno chiesto di scrivere un articolo per Che Futuro.
Eccolo.
Roma, 22 novembre 2012.