Effetto “Megaupload”: Rapidshare dovrà verificare e disabilitare link condivisi da siti pirata

Prosegue l’effetto benefico per il copyright online, a seguito della caduta del colosso del “file sharing” Megaupload.
Ad essere colpito, sebbene in maniera più leggera, in questo caso è un suo concorrente di vecchia data: la società Rapidshare, con base in Germania, tra le prime ad offrire ai propri utenti spazi di archiviazione online a prezzi competitivi.
L’Alta Corte Regionale di Amburgo, con una ordinanza emessa negli scorsi giorni, ha dichiarato “legittima” l’attività di Rapidshare (intesa come modello di business basato sulla “offerta al pubblico di spazio di archiviazione file online”), ma ha stabilito, al tempo stesso, che la società tedesca dovrà farsi carico di una accurata attività di monitoraggio dei siti web terzi, e conseguentemente inibire l’accesso a tutti quei file che vengono scambiati su siti web di matrice pirata.
Sappiamo che Rapidshare appellerà tale ultima parte dell’ordinanza, forte dell’avvenuto riconoscimento di un comportamento abbastanza differente da quello della ben più spregiudicata Megaupload, tuttavia non possiamo che plaudere al cambio di prospettiva proposto dalla Alta Corte tedesca: poichè il fornitore del servizio di archiviazione online spesso non riesce a controllare in tempo reale ciò che viene caricato sui propri server e si limita dunque alla meccanica rimozione di singoli contenuti od account a seguito di segnalazioni, ben venga l’imposizione di un obbligo, per tale soggetto, di agire preventivamente per la rimozione di contenuti caricati su suoi server e condivisi su siti di natura apertamente pirata.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 30 marzo 2012

Una bozza della misteriosa norma che “rileggittima” l’Agcom e le consente la “disabilitazione” dell’accesso ad internet, in stile Hadopi…

Ci limitiamo a segnalare: Anna Masera sul suo blog su “La Stampa” ha oggi reso di pubblico dominio un documento evidentemente a circolazione interna della Pdcm, che qui riproduciamo, ovviamente non potendo garantire alcunché sulla veridicità dello stesso. Scrive Masera: “Agcom, ecco la bozza per normare per decreto il diritto d’autore su Internet. Una fonte mi ha inviato questo documento, dopo “decisione finale” preannunciata ieri da Calabro”.

Seguono il testo dell’articolato e la relazione di accompagno.

Articolato

Disposizioni interpretative in materia di competenze dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni:

Art. 1. L’autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza di cui agli articoli 14, 15, 16 e 17 del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, è l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Alla predetta Autorità è altresì affidata la risoluzione extragiudiziale delle controversie aventi ad oggetto l’applicazione sulle reti telematiche della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni. Per tali controversie opera la sospensione dei termini processuali prevista dall’art. 1, comma 11, della legge 31 luglio 1997, n. 249. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, l’Autorità adotta un regolamento che disciplina le procedure di notifica e rimozione dei contenuti in qualunque modo resi accessibili in Italia in violazione della legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modificazioni e per il tramite di servizi ovunque situati, nonché alla risoluzione delle relative controversie.

2. In caso di accertata inottemperanza agli ordini e diffide impartite dall’Autorità ai sensi del regolamento di cui al comma 1, si applicano le sanzioni previste dall’articolo 1, commi 30 e 31, della citata legge 31 luglio 1997, n. 249. Nei casi di particolare gravità o di reiterazione delle condotte illecite, l’Autorità inoltre dispone la disabilitazione dell’accesso al servizio o, solo se possibile,  ai contenuti resi accessibili in violazione della legge 22 aprile 1941, n. 633.

3. L’Autorità promuove altresì iniziative atte ad incentivare l’adozione di codici di condotta che disciplinano i rapporti tra i titolari delle opere dell’ingegno e i prestatori di servizi, favorendo l’offerta legale dei contenuti nelle reti di comunicazione elettronica.

4. Sono abrogati i commi 5 e 6 dell’articolo 1 del decreto legge 22 marzo 2004, n. 72, convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2004, n. 128.

Relazione illustrativa.

L’intervento normativo in questione fa chiarezza nella materia della pirateria nelle comunicazioni elettroniche e nella diffusione telematica di dati, in primo luogo individuando nell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, l’autorità amministrativa cui la legge assegna la vigilanza sulla prestazione di servizi delle società di informazione nel mercato interno, con particolare riferimento al commercio elettronico. A tale Autorità è altresì assegnato il compito di curare la risoluzione stragiudiziale delle controversie che involgono l’applicazione sulle reti telematiche del diritto d’autore (ribadendo l’effetto sospensivo dei termini per ricorrere giudizialmente finché non sia espletato, nel termine di trenta giorni dalla proposizione dell’istanza all’Autorità,  il tentativo obbligatorio di conciliazione) e quello di emanare un regolamento che disciplini la rimozione dei contenuti telematici violativi del diritto d’autore e la risoluzione delle controversie che ne derivano (comma 1).

Si prevede inoltre che, in caso di violazione dei conseguenti ordini e delle diffide emanati dall’Autorità, oltre all’irrogazione delle sanzioni pecuniarie previste dalla legge istitutiva dell’Autorità medesima, questa possa disporre, in casi di particolare gravità ovvero se le violazioni dovessero ripetersi, la completa disabilitazione dell’accesso al servizio telematico oppure, nel caso in cui sia tecnicamente possibile, ai soli contenuti resi accessibili in violazione delle norme sul diritto d’autore (comma 2).

A completamento del quadro di tutela dei contenuti telematici coperti da diritto d’autore, sono infine assegnati all’AgCom compiti di incentivazione dell’adozione di normative organiche di condotta che, disciplinando il rapporto tra titolari del diritto d’autore e prestatori di servizi, favoriscano l’offerta legale di tale contenuti (comma 3).

Infine, per ragioni di coordinamento normativo, volto ad evitare una prevedibile sovrapposizione – con conseguente deficit di operatività – di queste norme con quelle dettate dal decreto legislativo n. 70 del 2003 in materia di servizi delle società dell’informazione nel campo del commercio elettronico, vengono soppresse le disposizioni del decreto legge 22 marzo 2004, n. 72 dettate per regolare alcuni obblighi informativi di tali società, nonché i compiti di queste volti alla inibizione ovvero alla rimozione dei contenuti illegali dai siti informatici (comma 4)”.

Pubblichiamo a seguito la lettura critica proposta da Agorà Digitale: “Il Responsabile del Team legale di Agorà Digitale Marco Scialdone commenta la bozza del decreto sul copyright. Per mesi abbiamo ripetuto che il quadro normativo esistente non attribuiva all’Agcom una competenza generalizzata in materia di diritto d’autore online. Per mesi ci siamo sentiti ripetere che c’erano “tre pilastri” che consentivano all’Autorità di intervenire. Oggi, come per magia, spunta una nuova disposizione allo studio del Governo che, di fatto, certifica Agcom non era legittimata ad intervenire. Si può dire, senza timore di smentita, che le Associazioni, come Agorà Digitale, si sono rivelate i consulenti più attenti e preparati che l’Autorià abbia mai avuto. Proprio per questo, ancora una volta, ci vediamo costretti a mettere a disposizione il nostro impegno e la nostra conoscenza per correggere le imprecisioni e le inesattezze contenute nella bozza di provvedimento normativo circolata in queste ore sulla stampa. Si tratta di un vero e proprio capolavoro di pressappochismo giuridico che corre il rischio di vanificare le competenze dell’altre autorità di garanzia, da quella della Concorrenza e del Mercato, a quella per la tutela dei dati personali. Non possiamo e non vogliamo credere che un governo tecnico possa adottare una disposizione del genere. Chiediamo a Monti di invertire la rotta e di uscire dalla logica emergenziale che ancora una volta la lobby dell’industria dell’intrattenimento vorrebbe imporre al Paese”.

Per ora, complessivamente… no comment. Ci limitiamo a segnalare che la previsione secondo la quale l’Agcom può ”disporre, in casi di particolare gravità ovvero se le violazioni dovessero ripetersi, la completa disabilitazione dell’accesso al servizio telematico oppure, nel caso in cui sia tecnicamente possibile, ai soli contenuti resi accessibili in violazione delle norme sul diritto d’autore” evoca, inevitabilmente, la tanto demonizzata “Hadopi”. Ma a noi la Hadopi piace !

( a cura di Angelo Zaccone Teodosi – a.zaccone@isicult.it ) 29 marzo 2012

 

Caso “Megaupload”: la Mpaa si oppone alla cancellazione dei dati

La Motion Picture Association of America (Mpaa) ha presentato richesta presso il giudice federale statunitense, affinchè la società Carpathia, principale “host” in Virginia dell’ex-colosso del “filesharing” Megaupload, continui a conservare sui propri server circa 25… petabytes di dati, incluse le informazioni account dei relativi utenti.
In un’intervista alla rivista “Wired”, Howard Gantman, vice presidente della Mpaa ha rassicurato gli utenti, specificando che non sarebbe intenzione dell’associazione perseguirli in prima persona: intento dell’operazione sarebbe quello di verificare il coinvolgimento di alcuni intermediari nelle operazioni illegali di Megaupload. La richiesta dell’associazione è motivata dai recenti avvenimenti del caso: le autorità federali, infatti, hanno provveduto da tempo a copiare parte della citata mole di dati presso server governativi, per poterne analizzare i contenuti e ricercare le relative responsabilità. Carpathia, dal canto suo, caldeggia la rimozione adducendo ragioni di costi (la società sostiene di spendere circa 9.000 dollari al giorno per conservare i dati suddetti). Considerato, tuttavia, che le stime governative sugli effetti del caso stimano  un danno ai detentori di copyright pari a circa 500 milioni di dollari, la richiesta della Mpaa non pare essere affatto eccessiva: in fin dei conti, ha dichiarato Gantman, si tratta unicamente di concentrare le ricerche su picchi di utilizzo della capacità dati che evidenzino un alto ritorno economico, o comunque un interesse molto rilevante alla prosecuzione delle attività di Megaupload, per poi smascherarne selettivamente gli utenti intestatari.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 29 marzo 2012

Regolamento Agcom: Calabrò in attesa di una benedizione normativa…

Grande era l’attesa per la seconda audizione di Calabrò al Senato (nella mattinata di mercoledì 28 marzo 2012), ma non sembra che l’audizione abbia apportato innovazioni rispetto a quanto già si sapeva. In sostanza, il Presidente dell’AgCom ha ribadito che intendono / intenderebbero approvare il regolamento (il quotidiano “Mf” nell’edizione di ieri dava per possibile la decisione per subito dopo Pasqua), ma restano in attesa di una non meglio precisata benedizione normativa che dovrebbe essere concessa dal Governo Monti in non si sa quale provvedimento in gestazione. Calabrò ha sostenuto che il regolamento è pronto e l’Autorità attende solo la norma del Governo per approvarlo. Gli “oppositori digitali” si sono immediatamente scatenati: tra loro, Agorà Digitale, che ribadisce la richiesta di attendere un provvedimento normativo del Parlamento, invece che “normare” attraverso un regolamento dell’AgCom. Sostiene Agorà: “Neanche questa volta si è riusciti a vedere una bozza del regolamento, spiega Calabrò “per rispetto al Parlamento, stiamo maturando decisione finale, il dialogo è concluso, ora agiremo”, posto che quello messo in consultazione è da ritenersi superato dalla critiche mosse dalla Commissione Ue. La scorsa settim ana il Presidente dell’Agcom aveva chiesto al Governo di adottare formalmente un provvedimento in grado di dotare l’Autorità delle competenze necessarie ad intervenire su una materia così delicata. Richiesta ribadita con forza anche oggi. Noi chiediamo, urgentemente e senza riserve al Governo, vista l’imminente approvazione annunciata da Calabrò, di portare avanti quella discontinuità che ne ha caratterizzato finora l’operato. Consapevoli che una riforma del diritto d’autore sia necessaria, riteniamo però che sia essenziale da parte dell’esecutivo esplicitare quanto più possibile l’assenza di un’azione repressiva e lesiva delle libertà di informazione ed espressione che caratterizzano Internet. Per questo, inoltre, invitiamo i parlamentari di ogni schieramento a presentare da subito un’interpellanza urgente ai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Catricalà e Peluffo, affinchè possano rendere edotti il Parlamento e i cittadini circa i contenuti di detta norma, consentendo altresì al legislatore di partecipare alla realizzazione di una così importante riforma”. Agorà, peraltro, in suo recente intervento, ha riproposto peraltro anche le solite tesi, ovvero che l’industria musicale – come confermerebbero alcune recenti elaborazioni statiche Ifpi – starebbe beneficiando grandemente delle vendite online. Quel che sfugge a Nicotra (Presidente Agorà Digitale) e a molti altri osservatori, è che questo aumento di vendite non compensa (ovvero compensa in parte assolutamente minima), il crollo di fatturati dovuto alla pirateria e al calo delle vendite dei supporti tradizionali (calo certamente determinato anche da politiche di prezzo che continuano a non cogliere i mutamenti “antropologici” dei giovani fruitori, ma questo è un altro discorso).
Non ci piace indossare i vestimenti del Santo Inquisitore, ma certamente c’è poco da plaudire rispetto al rinnovato recente successo elettorale del Partito dei Pirati in Germania. Crediamo che chi promuove l’approccio “libertario” in materia di cultura debba avere coscienza che contribuisce a determinare – non difendendo la cultura del diritto d’autore - un profondo e grave impoverimento strutturale dell’industria culturale. Con aspiranti musicisti destinati a patire la fame nera ed aspiranti giornalisti e “YouTube reporter” che certamente non riusciranno a sopravvivere con le loro pur apprezzabili attività. In sintesi, corriamo tutti il rischio di soccombere sotto la romantica retorica di una rinnovata demagogica versione della “proprietà è un furto”. In verità, la proprietà (intellettuale) non è un furto.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – A. ) 28 marzo 2012

Bagnoli Rossi guiderà la Fapav: primo segno della rigenerazione?!

La notizia non ha ricevuto dalla stampa ed in generale dai media particolare attenzione, ed una ragione – già in questa performance – ci deve essere: negli ultimi anni, Fapav si è dimostrato un soggetto “low profile”, almeno comunicazionalmente. Probabilmente perché non aveva molto da comunicare, ci verrebbe da sostenere, con un po’ di ironia, a causa dell’andamento… mediterraneo delle sue attività. Da osservatori critici del sistema dei media, non ci sembra essa abbia svolto un ruolo incisivo in quella che è la sua stessa natura istituzionale e statutaria: combattere la pirateria. O comunque, riteniamo non abbia svolto il ruolo che avrebbe potuto ovvero dovuto svolgere. Non c’è una campagna istituzionale una di cui si serbi buona memoria. Ci domandiamo se peraltro Fapav in passato è andata a bussare alla porta del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri ovvero della Rai: possibile che le siano state sbattute in faccia, allorquando le sue funzioni sono certamente sintoniche con l’interesse pubblico?! Ci auguriamo che la nomina di Federico Bagnoli Rossi, professionista giovane ed appassionato, possa rappresentare soltanto il primo segnale di un cambiamento auspicabile, di una rigenerazione necessaria, di un salto di qualità nella vitalità ed incisività della Federazione. Crediamo anche che, per acquisire un ruolo significativo nel sistema dei media italiano, la Fapav debba essere dotata di risorse economiche adeguate, altrimenti – una volta ancora – si andrà a rimettere in scena un’ennesima versione dell’italica dinamica delle “nozze coi fichi secchi”.
In calce, riproduciamo il comunicato ufficiale, diramato a seguito della riunione del 22 marzo 2012:
“Si è tenuta ieri giovedì 22 Marzo 2012 presso la sede della Federazione l’Assemblea della Fapav. Tra gli argomenti all’Ordine del Giorno: la modifica dello Statuto, la nomina del Segretario Generale e dei membri del Comitato Direttivo. Il nuovo statuto della Fapav prevede come rappresentante della Federazione la figura del Segretario Generale. E’ stato eletto all’unanimità Segretario Generale della Fapav Federico Bagnoli Rossi, già in Federazione dal 2007 come Responsabile delle Relazioni Esterne ed Istituzionali. Nel corso dell’Assemblea si è proceduto, inoltre, alla nomina dei componenti del Comitato Direttivo, che ora risulta composto da Paolo Protti (Agis), Paolo Ferrari (Anica), Stefano Bethlen (Disney), Egidio Viggiani (Eagle Pictures), Gabriele Bonvini (Mediaset), Luciana Migliavacca (Medusa), Chris Marcich (Mpa), Richard Borg (Universal), Roberto Guerrazzi (Univideo) e Barbara Salabè (Warner). L’Assemblea degli Associati Fapav ringrazia il Presidente e il Segretario Generale uscenti, Filippo Roviglioni e Fabrizio Ferrucci, per il proficuo lavoro svolto che ha portato anche alla definizione della nuova struttura organizzativa della Federazione e per il prezioso apporto nella lotta alla pirateria condotto in questi anni”.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – A. ) 25 marzo 2012

Il passo indietro Agcom: tra “sconcerto” (Cci) e “farsa” (Fimi ed Anica)…

Con una secca nota (pubblicata sul proprio sito web, all’indirizzo: http://www.anica.it/online/index.php/news.html), anche l’Anica – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, dopo le dure prese di posizione di Confindustria Cultura (nella persona del Presidente Polillo) e di Fimi (nella persona del Presidente Mazza), ha bocciato senza mezzi termini il passo indietro dell’Agcom circa l’esercizio delle proprie competenze in materia di tutela del diritto d’autore, espresso dal Presidente, Corrado Calabrò, nella recente audizione al Senato.
Il Presidente Anica, Riccardo Tozzi, definendo “farsesco” il comportamento tenuto dall’Autorità nel corso dell’anno passato, tra annunci di volontà di esercitare tali poteri, imponenti lavori di consultazione con i “player” e repentine smentite, chiosa il comunicato dell’Associazione, auspicando che il Governo, nuovamente investito della questione, esca dall’immobilismo degli ultimi anni, ed adotti finalmente con urgenza quelle coraggiose misure di cui il settore dell’audiovisivo ha bisogno, per contrastare la pirateria e rinfocolare una cultura di legalità e qualità dei contenuti. Il Presidente dell’Anica ha fatto propria la stessa espressione utilizzata dal Presidente della Fimi: siamo alla “farsa”. Confindustria Cultura Italia aveva utilizzato un’espressione altrettanto efficace: “sconcertati”.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 25 marzo 2012

Le rassegne stampa “free”: a proposito di… “nuovi” modelli di business

Riproduciamo a seguito il commento che abbiamo postato sul sempre eccellente blog di Quintarelli:
“Caro Quintarelli, senza dubbio la questione delle “rassegne stampa” variamente messe a disposizione online gratuitamente, è delicata ed importante, però la segnalazione de “l’Espresso” temo finirà per determinare soltanto un meccanico rafforzamento delle logiche “walled garden” ed in generale “pay” (come Agom ha messo in atto tempestivamente, post-segnalazione/lamentazione!): il che, per un sostenitore del diritto d’autore e del copyright quale sono io, va bene, anzi benissimo. Mi stupisce che questa stretta… “repressiva” provenga però dalla stessa “fazione”, che, paradossalmente, su altre questioni, spesso teorizza allegramente l’uso “libero e bello” di contenuti audiovisivi di qualità… Due pesi e due misure?! La questione centrale è però altra: nel caso in ispecie, il ruolo di un “service” come Datastampa: qual è il rapporto tra questa società e gli editori di quotidiani periodici? essi beneficiano di un flusso di ricavi, dal servizio che Datastampa vende (ed a caro prezzo, peraltro) ad enti pubblici e società private ?! Io personalmente ed alcuni colleghi utilizziamo spesso queste rassegne stampa assai “free”, anche perché consentono una pre-selezione mirata per aree tematiche, ma tante volte ci siamo domandati quanto spendano, le Pubbliche Amministrazioni italiche, per acquistare da Datastampa il servizio. Qualcuno avrà mai effettuato una ricognizione in materia ?! E’ un bell’argomento, in materia di “nuovi” modelli di business, non credi ?! Buon lavoro e come sempre complimenti per la qualità dei tuoi commenti. Con stima, Angelo Zaccone Teodosi (a.zaccone@isicult.it) / www.isicult.it / www.italiaudiovisiva.it/blog “.

( a cura di Redazione Italiaudiovisiva – A. ) 23 marzo 2012

Pirateria “off-shore”: provocazioni “hi-tech” da ThePirateBay

Dopo aver rimosso l’utilizzo del file “torrent” (reputati “troppo tracciabili”) e promosso la diffusione dei soli “magnet-link”, dopo aver cambiato nome a dominio e sede ai propri server per quasi un centinaio di volte, gli amministratori del celeberrimo portale di ricerca, indicizzazione nonché tracker bit-torrent “ThePirateBay” hanno annunciato l’inizio delle sperimentazioni per un nuovo sistema di hosting “dinamico”, per i loro server principali: grazie alle nuove micro-tecnologie, il sito web potrebbe presto essere spedito in orbita, a bassa quota, su uno stuolo di “minidroni”, comandati via gps e disseminati in acque internazionali, in angoli strategici del globo.
In questo modo, sostengono gli amministratori del sito, tutti gli attacchi volti ad interrompere l’operatività di ThePirateBay dovrebbero essere fisici, ed implicare l’abbattimento dei droni in questione, costituendo, dunque, una sorta di vero e proprio “atto di guerra”.
Andando oltre l’evidente intento provocatorio delle dichiarazioni del tristemente noto portale di ricerca per download illegali (che già mesi fa dichiarava di voler dismettere il sito web, a beneficio di chiavette multimediali contenenti una versione miniaturizzata del portale, adatta a realizzare le ricerche senza necessità di caricare l’interfaccia di ThePirateBay), si può certamente cogliere il segno di una situazione critica: dopo il crollo del gigante Megaupload e la chiusura di molteplici portali e forum di scambio link, è evidente che il flusso dei download illegali stia tornando in prevalenza alla rete BitTorrent. Nulla di strano quindi, che i detentori del principale portale del web dedicato a BitTorrent cerchino di stimolare e “rassicurare” la propria utenza. La realtà è che, almeno per il momento, nessun metodo di download illegale è veramente “sicuro”.
Vedremo se ThePirateBay darà seguito o meno alle propie intenzioni…

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 22 marzo 2012

Agcom temporeggia: la delibera sul diritto d’autore online sfuma ?!

I primi commenti a caldo sembrano registrare una posizione “attendista” da parte del Presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, che questa mattina ha presentato una corposa relazione (16 pagine) di fronte alla VII (Istruzione, Beni Culturali, Ricerca Scientifica, Spettacolo e Sport) e VIII Commissione (Lavori Pubblici e Comunicazioni) del Senato della Repubblica, nell’attesa audizione: secondo alcuni osservatori, Calabrò avrebbe deciso di passare la palla a Monti, facendo un passo indietro; secondo altri, avrebbe invece resistito alle pressioni del centro-destra, che è favorevole all’approvazione della ormai famigerata delibera…
Quel che è emerge, ancora una volta, è una dinamica incerta, un deficit di “decisionismo”, ed una complessiva assenza di “policy making” strategico. Si governa a vista, senza una progettualità di ampio respiro: in sostanza, senza una “policy”. Scrive Calabrò, nel paragrafo conclusivo della sua relazione: “Il nostro convincimento, intanto, è quello di applicare le leggi vigenti (nelle pagine precedenti, il Presidente Agcom articola in modo chiaro una autolegittimazione del proprio operato e difende la bozza di regolamento in gestazione, n. d. r.). Ci rafforza in tale convincimento la norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio che ribadisce la legittimazione dell’Agcom e ne definisce meglio la competenza e i poteri nella materia del diritto d’autore. Attenderemo che tale norma veda la luce prima di adottare il regolamento predisposto”. Quale sia questa “norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio” non è dato sapere, se non a Calabrò ed ai vertici apicali della Pdcm, che hanno evidentemente avuto il privilegio di elaborare o leggere in anteprima la bozza di un articolato di un possibile decreto-legge: curiosa prassi di riferimento arcano, sia consentito osservare.
La redazione del blog di Italia Audiovisiva, ovvero del progetto “Italia: a Media Creative Nation”, è convinta che la delibera dovrebbe essere approvata, e che essa appare peraltro timida rispetto all’esigenza di una migliore regolamentazione del diritto d’autore online e di una adeguata lotta alla pirateria. Si comprendono le ragioni dei contestatori, Agorà Digitale in primis (che si vanta di aver raccolto in rete due giorni oltre cinquantamila messaggi di protesta), ma crediamo che debba prevalere una visione di “policy making” evoluto e strategico, nell’interesse pubblico collettivo: la lotta alla pirateria digitale è e dovrebbe essere considerata – sia consentita la battuta enfatica – “guerra santa” contro chi mina le fondamenta dell’industria culturale, e non si deve confondere la democrazia digitale con la pirateria culturale.
Chi scrive queste note è peraltro un fautore della tanto vituperata (in Italia) “Hadopi 2″, ovvero della norma francese che inibisce al fruitore l’accesso ad internet, allorquando emerge una evidente vocazione piratesca dell’utente. La prospettata delibera Agcom è molto più moderata, e peraltro non interviene sul fronte finale, ovvero sul fruitore.
Calabrò ha sostenuto che Agcom aspetta una ”norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio”, per ribadire “la legittimazione dell’Agcom” ed affinché ne definisca meglio “la competenza e i poteri nella materia del diritto d’autore. Attenderemo che tale norma veda la luce prima di adottare il regolamento predisposto”. Quale sia questa norma in gestazione non è dato sapere: ci limitiamo però a qui ricordare la discreta confusione con cui il Governo Monti è intervenuto, nelle settimane scorse, in materia di “diritto d’autore”, attraverso l’articolo 39 del cosiddetto “decreto liberalizzazioni”, che ha determinato il superamento del monopolio Imaie nel settore dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori. Un intervento estemporaneo, su un “tassello” (piccolo, peraltro) del “puzzle” (che vede la Siae in ruolo centrale), in assenza di una “vision” globale delle problematiche del diritto d’autore, sempre più sottoposto alle sfide della globalizzazione e della digitalizzazione. Di fatto, Calabrò sembra aver accolto le tesi dei senatori Vincenzo Maria Vita e Luigi Vimercati (Pd), che hanno richiesto una “sospensiva”, ovvero di “rimandare l’approvazione del regolamento per coordinarlo con la discussione di una nuova normativa che possa diventare legge in tempi brevi, soprattutto a fronte della nuova iniziativa dell’esecutivo”. Si ricorderà che questa istanza era stata resa nota fin un mese fa (il 23 febbraio scorso): vedi il “post” che dedicammo il 24 febbraio alla notizia, segnalando la presa di posizione di quattro parlamentari, che invitavano Agcom ad “attendere”. Belisario dell’Idv, Perduca dei Radicali, Perina di Fli e Vita del Pd avevano dichiarato: “ribadiamo altresì la nostra soddisfazione per la sospensione – da parte dell’Autorità – del regolamento sul diritto d’autore, che comunque si sarebbe scontrato col regolamento pervenuto da parte della Commissione Europea, che avrebbe reso necessaria una nuova consultazione pubblica”.

Sia consentito un sorriso: “nuova normativa” sul diritto d’autore ?! una legge… “in tempi brevi” ?! E… quando ? E… dove ?! Ma dove vivono Vita e Vimercati, nel Paese dei Puffi ?!
Hanno osservato… quanto interesse ha dimostrato in questi mesi l’Esecutivo Monti rispetto alla materia cultura, media, spettacolo, arte ?!
Ed ora improvvisamente il Governo, illuminato sulla via per Damasco, decide di mettere mano, organicamente magari, alla complessa materia “diritto d’autore” ?!
Netta e forte la posizione di Confindustria Cultura: “Sconcertati per l’ennesimo temporeggiamento dell’Agcom sulla pirateria digitale. Il problema è politico, non giuridico (…) Stiamo attendendo da tempo infinito l’adozione di questo pacchetto regolamentare, che ha ricadute importanti, anzi fondamentali, per la cultura e i contenuti culturali italiani in rete – ha dichiarato il Presidente di Cci, Polillo – e per la sopravvivenza dell’industria culturale del nostro Paese. (…) Calabrò lo poteva dire sin da subito, che non voleva occuparsene, evitando così di buttare via due anni di lavoro”. La Fimi, a sua volta, dichiara che si tratterebbe ”di una farsa, dopo due anni di bozze, audizioni e delibere”, a fronte di una pirateria sempre più dominante: “la pirateria sta colpendo duramente l’offerta legale di musica in rete. Dieci piattaforme abusive ‘off-shore’ gestite da organizzazioni criminali controllano il 95 % del mercato del falso online con milioni di download ogni ora”, ha sostenuto il Presidente Mazza.
Si prevede una prossima audizione dell’Agcom tra qualche giorno, ma la data di convocazione è ancora incerta.
Come abbiamo già avuto occasione di scrivere, temiamo che prevalga, ancora una volta, la suprema legge che governa l’Italia: “Quieta non movere et mota quietare”, ovvero “Non agitare chi è tranquillo e tranquillizza chi è agitato”. Nel mentre, i pirati se la ridono, e tutti i segmenti dell’industria cultura italiana soffrono.

( a cura di Angelo Zaccone Teodosi – Redazione Italiaudiovisiva: a.zaccone@isicult.it ) 21 marzo 2012

 

 

Sequestri di siti internet illegali: l’amministrazione Usa recordman indiscusso

In una intervista al popolare magazine “Wired” (http://www.wired.com/threatlevel/2012/03/feds-seize-foreign-sites/), il portavoce dell’Ice (il dipartimento per immigrazione e dogana degli Usa), Nicole Navas, ammette che l’amministrazione Obama avrebbe già complessivamente ottenuto, negli scorsi anni, il sequestro di almeno 750 nomi a dominio internet, impedendo dunque l’accesso alle relative pagine.
La metodologia, messa a punto con perizia dal Dipartimento di Stato americano, è per verità molto semplice: tramite una complessa ragnatela burocratica, nel 1999 la società Network Solutions si assicurò la gestione di nomi a dominio “chiave” (in buona sostanza, della maggior parte dei nomi a dominio che finiscono in “.com” o “.ne”t). Nel 2000, Network Solutions è stata acquisita dalla società VeriSign, società di validazione e certificazione tra le più rinomate del web, con base negli States, già attiva in proprio come “registrar” di domini globali, la quale si è così ritrovata tra le mani il quasi-monopolio sui “.com” e “.net”, e che subaffitta tali domini a compagnie “registrar” in tutto in globo.
Questa architettura di rapporti fa sì che, per ottenere il sequestro (ma anche semplicemente l’oscuramento) di un sito internet con nome a dominio “.com”, sia esso legale o no, il Dipartimento di Stato non debba far altro, nel 90 % dei casi, che presentare motivata richiesta alla VeriSign, a prescindere, dunque, se il dominio sia stato registrato direttamente o tramite uno dei suoi partners licenziatari internazionali, e scavalcando dunque tutte le tradizionali barriere doganali in tal senso.
L’operazione sarebbe così semplice e di così immediato effetto da raggiungere numeri record, durante l’amministrazione Obama: ciò spiega perchè molti dei siti web più rinomati per le loro attività “non ortodosse”, quali il celebre ThePirateBay, abbiano progressivamente abbandonato il suffisso “.com”, optando per “registrar” diversi e non collegati a VeriSign.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 16 marzo 2012

Il caso “Ghost Rider”: anche i fumetti, alle volte, perdono le staffe (e le cause)

Sulla scia di numerosi altri casi, che hanno coinvolto negli scorsi decenni entrambi i celeberrimi publishers Marvel Enterprises e Detective Comics (meglio nota come “Dc”), portando alla ribalta le origini di storici personaggi dei fumetti (si pensi al più eclatante caso “Siegel and Shuster /v Dc” per i diritti di “Superman”, i cui esiti continuano ad essere incerti, tra pronunce contrastanti delle diverse corti adite, da ultimo, anche dagli eredi dei disegnatori in questione), nel gennaio scorso, la Corte Distrettuale del Distretto Sud di New York City ha rigettato il ricorso proposto dal disegnatore Gary Friedrich contro la Marvel Enterprises, stabilendo i pieni diritti di quest’ultima sul personaggio “Ghost Rider”, già protagonista di una pellicola cinematografica e di un imminente “sequel”.
Friedrich, autore di una certa fama nel mondo fumettistico, iniziò a lavorare presso la Marvel negli anni ’70, e, come molti altri suoi colleghi, ebbe la “sventura” di firmare una ricevuta di pagamento, proposta dall’editore intorno al 1978, condizionata alla cessione alla Marvel di ogni e qualsiasi diritto sui personaggi e sulle storie realizzate durante il periodo di impiego.
Forse dimentico di tale circostanza, sulla scia della discreta popolarità acquisita dal personaggio intorno al 2004, l’autore citò in giudizio la Marvel, sostenendo di aver creato il personaggio con la precisa intenzione di cederne i diritti di sfruttamento alla Skywald Publications, editore di alcuni suoi albi in quegli anni, ma di non aver potuto compiere tale cessione a causa del fallimento della casa editrice, avvenuto nel 1975. Contemporaneamente, Friedrich sostenne di aver firmato l’accordo del 1978 senza accorgersene, a causa dei suoi notori problemi di alcolismo. Obiettivo della causa del 2004 era, ovviamente, quello di ottenere parte dei profitti derivanti dal primo film sul personaggio, interpretato dall’attore Nicholas Cage, ed uscito nelle sale cinematografiche nel 2007. Fallito il primo tentativo dianzi al tribunale di East St. Louis (Illinois), Friedrich ha nuovamente intentato causa alla Marvel nel Distretto sud di New York, per otterere una quota dei diritti dalla commercializzazione di albi a fumetti, giocattoli, cartoni animati, film ed ogni altro genere di merchandising targato Marvel,legato al motociclista fiammeggiante.
La Corte Distrettuale di New York ha tuttavia valutato accuratamente tutte le circostanze a suo carico, esposte nel controricorso della Marvel Enterprises (ora divisione della The Walt Disney Company, a seguito della notoria acquisizione avvenuta nel 2009), ed ha respinto il ricorso di Friedrich, condannandolo anzi al pagamento di 17.000 $ per il “merchandising” di “Ghost Rider” da lui autonomamente prodotto ed illegalmente venduto negli scorsi anni.
Tutti gli analisti del settore hanno commentato il caso, evidenziando l’ironia della situazione: se davvero Friedrich avesse ceduto “Ghost Rider” alla Skywald e non alla Marvel, non solo il personaggio non avrebbe raggiunto la fama di cui gode attualmente, ma nemmeno avrebbe evitato il fallimento dell’editore horror indipendente.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 15 marzo 2012

Sky Italia contro tutti – La battaglia del telecomando prosegue, non solo in televisione

Con provvedimento del 10 febbraio 2012, il Consiglio di Stato ha sospeso cautelativamente l’esecutività della sentenza del Tar Lazio con la quale era stato dichiarato illegittimo il sistema “Lcn” (acronimo che sta per “Logical Channel Number”), imposto dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nel “piano” delle frequenze televisive digitali.
La sentenza impugnata da Rti, Rai e da altri “player”, sostiene che il sistema imposto da Agcom, ed implementato a regime per la gestione delle frequenze televisive, sarebbe illegittimo, in quanto garantirebbe ai gestori televisivi tradizionali “maggior visibilità”, collocando i relativi canali su posizioni del telecomando facili da ricordare.
Il ricorso primigenio era stato presentato da Sky Italia, che ha sempre contestato di essere stata discriminata sin dal lancio del suo canale tematico in chiaro sul digitale terrestre (Cielo), e che aveva pertanto ottenuto dal Tar del Lazio la declaratoria di illegittimità del sistema automatizzato imposto da Agcom.
In attesa della pronuncia del Consiglio di Stato sul merito dell’appello proposto dai rivali in chiaro di Sky Italia, ci si limita a constatare che, a ben vedere, lo sconvolgimento delle posizioni dei canali sul telecomando del digitale terrestre avrebbe l’unico effetto di scoraggiare ulteriormente il telespettatore medio, la cui pazienza è già stata messa a dura prova dalla continua necessità di risintonizzare mensilmente il televisore, in questi tre anni di lento “switch-off” verso il digitale terrestre…
Sperando che la giustizia amministrativa di seconda istanza comprenda gli interessi in gioco e le problematiche sottese al rimescolamento dei canali, terremo d’occhio – è proprio il caso di dirlo – con attenzione la vicenda processuale.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 8 marzo 2012

Prosegue l’”effetto Megaupload”: chiude DdlFantasy.net

Prosegue, inarrestabile, quel che possiamo definire l’”effetto Megaupload”, di cui abbiamo scritto qualche tempo fa.
Il 1° marzo scorso, il celebre portale italiano “DdlFantasy.net”, divenuto nel tempo molto famoso per la notevole mole di film, videogiochi, video, musica ed ebooks distribuiti illegalmente (con numeri altissimi: parliamo di migliaia di utenti e migliaia di contenuti pubblicati in violazione di copyright nazionali ed internazionali), ha deciso di chiudere i battenti spontaneamente.
Giovedì scorso, complice la chiusura di Megaupload ed il comportamento “virtuoso” dei siti di file-sharing rimasti online, nonchè la cattura del pirata informatico “SidCrew” (come riportato anche dal blogger Quintarelli: http://blog.quintarelli.it/blog/2012/02/beccato-sid-crew.html), specializzato in distribuzione illegale di opere cinematografiche a pagamento, gli amministratori di uno dei portali più noti per la pirateria nel nostro Paese, i cui server erano collocati in Francia per sfuggire al sequestro, hanno chiuso DdlFantasy, lamentando di aver dovuto agire in tal senso per evitare di restare vittime di una “caccia alle streghe”, in corso per la tutela del copyright.
Al di là del tenore provocatorio di tali affermazioni, viene certo da chiedersi quanto abbiano effettivamente guadagnato tali signori dall’attività di illecita distribuzione e scambio di files, tra donazioni spontanee dai membri del portale ed introiti per spazi pubblicitari, in questi anni di attività del portale.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 5 marzo 2012

“Contrassegno Siae”: la Pronuncia del Consiglio di Stato: illegittimi i supporti senza contrassegno commercializzati dal 2000

Con sentenza depositata il 2 febbraio 2012, il Consiglio di Stato ha posto fine ad un caso giudiziario, avviato nel 2009 dalla società Edizioni Master s.p.a., avverso l’apposizione del controverso “contrassegno Siae” sui supporti distribuiti in allegato alle riviste.
La vicenda affonda le sue origini nel 2001: la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’adottare il proprio Decreto n. 331/2001 per discipinare la richiesta del contrassegno Siae per tali supporti (introdotta dalla legge n. 248/2000), ometteva la previa notifica del regolamento alla Commissione Europea. Per questa ragione, con sentenza dell’8 novembre 2007, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dichiarava inapplicabile il Decreto, ai sensi della Direttiva del Parlamento e del Consiglio n. 98/34/CE.
A seguito della sentenza, la Edizioni Master richiedeva alla Siae ed alla Presidenza del Consiglio il rimborso dei contributi pagati per i contrassegni dal 2004 al 2008, ed iniziava a commercializzare supporti multimediali privi del contrassegno Siae.
Nel corso del 2008, la Presidenza del Consiglio dei Ministri elaborava un nuovo schema di regolamento per l’apposizione del contrassegno e, dopo alcuni passaggi di valutazione presso la Commissione Europea, adottava il nuovo regolamento, con Decreto n. 31/2009, stabilendo, tra l’altro, l’illegittimità della circolazione di supporti privi del contrassegno dal 2000 in poi.
Il Decreto n. 31/2009 veniva subito impugnato presso il Tar Lazio dalla Edizioni Master, che non era tuttavia riuscita ad ottenerne l’annullamento. Con la sentenza in commento, il Consiglio di Stato, pur cassando la pretesa sanatoria retroattiva dei pagamenti antecedenti il 2000 che la Presidenza aveva introdotto con il Decreto 31/2009, ha confermato la validità di tale regolamento, e quindi dell’obbligo di apporre il contrassegno Siae sui supporti multimediali di ogni tipo allegati alle riviste.

( a cura della Redazione di Italia Audiovisiva – G. ) 1° marzo 2012