Il web dopo Megaupload: alla ricerca di nuovi equilibri…

Dopo la chiusura del popolare portale di archiviazione online, per il palese diffuso scambio di files piratati tramite i suoi server, è forse il caso di affacciarsi alla finestra del web e compiere le prime valutazioni a breve periodo sugli effetti di tale operazione. Ricordiamo en passant che i dettagli dell’operazione “megaupload crackdown” sono reperibili sul sito internet dell’Fbi, al seguente indirizzo: http://www.fbi.gov/news/pressrel/press-releases/justice-department-charges-leaders-of-megaupload-with-widespread-online-copyright-infringement.
Innegabili sono stati gli effetti a tutela del copyright, e molteplici dichiarazioni di soddisfazione da parte delle principali major nazionali ed internazionali sono a testimoniarlo; caduto il colosso, inoltre, svariati ed agguerriti concorrenti a Megaupload.com, che esercitavano analoghe attività (per esempio, Fileserve.com e Filesonic.com), hanno spontaneamente deciso di sospendere le proprie attività, effettuando un vero e proprio “fall-back” su attività più strettamente legali, in buona sostanza consentendo il download di un file caricato al solo utente che lo ha caricato, ed, in alcuni casi, anche chiudendo i propri server americani.
Inoltre, quei concorrenti che hanno continuato a consentire il “file-sharing” si stanno mostrando molto più sensibili, per ciò che riguarda le segnalazioni di materiale illegale sui loro server (le cosiddette “Dmca Complaints”): è chiaro che, per costruire una reputazione il più possibile differente da quella del colosso sino-neozelandese, tutte le società che offrono spazi di archiviazione online, al di là della mera previsione di generica responsabilità contrattuale  (generalmente, è sempre presente la previsione che lascia all’utente ogni maggior responsabilità per i files che carica), faranno certamente ben più massiccio uso del loro “potere di rimozione” files/account, a seguito di segnalazioni circostanziate. Intanto, autorevole stampa (http://www.theinquirer.net/inquirer/news/2142123/megaupload-deleted) riporta oggi che l’Fbi avrebbe già iniziato a dare disposizioni per la cancellazione dati personali e file illegali dai server americani sequestrati alla società, e che l’utenza “legittima” sarebbe già sul piede di guerra per questa decisione.
E’ presto per dire quali saranno gli effetti di tale nuovo equilibrio che verrà a crearsi: la redazione di Italiaudiovisiva e del progetto “Italy: a Media Creative Nation” continuerà a monitorare la situazione con particolare attenzione.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 31 gennaio 2012

Le differenti visioni dei Commissari Ue rispetto alla rete, al copyright e alla pirateria

Nei giorni scorsi, grande è stato il fermento rispetto al “Sopa” (acronimo per “Stop Online Piracy Act”) ed al “Pipa” (“Protect Ip Act”), accompagnato anche dallo sciopero indetto da molti siti web americani per dimostrare la loro chiara opposizione alle due proposte che, proprio a seguito della protesta, sono state “surgelate”. In questo momento di particolare “effervescenza”, le posizioni assunte dai differenti Commissari dell’Unione Europea che si sono interessati alla materia non sono sembrate particolarmente allineate tra loro.

La Commissaria per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, seppure critica verso coloro che si arricchiscono attraverso la pirateria digitale, si è espressa chiaramente a sfavore della
proposta dello “Stop Online Piracy Act” in discussione al Congresso Usa, definendola
una “cattiva” proposta. La Kroes ha peraltro criticato la decisione che ha portato alla chiusura del portale Megaupload, questione quest’ultima particolarmente controversa, che, trovandosi su una sottile “linea di confine” tra la legalità e l’illegalità, ha suscitato pareri opposti e controversi. La Commissaria ha affermato “non abbiamo affatto bisogno di una cattiva legge, ma semplicemente della protezione di una rete internet aperta”.  L’eccesso di alcuni provvedimenti non deve inficiare la libertà della rete.

Su toni simili, sembra schierarsi Vivane Reding, Commissaria per la Giustizia, i Diritti Fondamentali e la Cittadinanza, che ha definito internet come “un bene di tutti”, la cui libertà va preservata, prima o almeno quanto la proprietà intellettuale. Così si è
espressa la Reding, in occasione della International Internet Conference di Monaco: “la protezione del diritto d’autore non deve mai essere usata come pretesto per intervenire sulla libertà della rete”. Reding ritiene che la libertà della rete e la protezione della proprietà intellettuale siano “partner” e non “nemici” e che l’obiettivo primario dell’Ue è proprio quello di creare un equilibrio nel rispetto di entrambi.

Diverse sembrano invece essere le convinzioni di Michel Barnier, Commissario per il Mercato Interno, il quale, come riporta un noto blogger italiano, “vede la violazione del diritto d’autore in rete, da chiunque compiuta, più o meno come gli Stati Uniti vedevano Bin Laden”… Barnier ha annunciato una “stretta” in materia di protezione del diritto d’autore. Entro la primavera del 2012, infatti, la Commissione varerà la proposta di revisione del “copyright enforcement”, ovvero un inasprimento delle norme attualmente vigenti contro coloro che violano l’opera altrui.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E. ) 27 gennaio 2012

“Agenda Digitale”: AgCom propone al Governo iniziative di crescita multimediale

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha inviato nei giorni scorsi un proprio documento al Governo Italiano, per suggerire un possibile percorso per iniziative di crescita nel campo dell’audiovisivo e delle comunicazioni.

Il documento (reperibile sul sito web dell’Autorità, all’indirizzo: http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=7927),
riprende in larga parte quanto già contenuto nella documentazione programmatica dell’iniziativa Agenda Digitale per l’Italia (sito web: http://www.agendadigitale.org/), per
poi articolarsi in alcune proposte di stampo pratico, che intednono arricchire il dibattito e contribuire allo sviluppo di future proposte normative.

Elenchiamo di seguito alcune delle proposte che ci sembrano più interessanti:

- semplificare le procedure amministrative per la posa di strutture di “Reti di Nuova Generazione” (le cosiddette “rng”);

- aumentare l’utilizzo e la diffusione delle aree “wi-fi” nei luoghi pubblici;

- attenuare i “diritti di esclusiva” nel Testo Unico della RadioTelevisione, per consentire maggiore diffusione multi-piattaforma delle licenze di utilizzo;

- inserire, con norma primaria, il principio per cui la digitalizzazione dei servizi della Pubblica Amministrazione non deve pesare economicamente sul cittadino;

- incentivare l’utilizzo della moneta digitale tramite misure di potenziamento della rete Pos e ripensare il regime Iva a tal proposito per le pubbliche e medie imprese che operino online;

- introdurre il “clouding” nei servizi della Pubblica Amministrazione, attribuendo a ciascun cittadino un account/profilo digitale per accedere al “cloud”;

- trasferire il pagamento delle imposte di bollo fisiche progressivamente online;

- consentire la “notifica digitale”, per alleggerire il carico del concessionario Poste (a partire dal gennaio 2012, tale misura è in fase di implementazione, con le iniziali possibilità di notifica a mezzo Posta Elettronica Certificata tra Avvocati).

Poca attenzione, in questa “agenda”, comunque, alle esigenze del “content”, ovvero della migliore tutela del diritto d’autore in rete ed alle esigenze di sostenere le industrie di contenuti creativi. Ma forse l’Agcom saprà presto presto la sua anche su queste altre tematiche…

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 27 gennaio 2012

A proposito della “modifica Fava”: ragionevole critica alla proposta del Decreto Legislativo 70 del 2003 (Direttiva “e-commerce”)

Negli scorsi giorni, si è molto discusso della proposta di modifica del decreto legislativo n.70/2003 (attuazione della direttiva 2000/31/CE, la cosiddetta ”Direttiva e-commerce”), introdotta in commissione dall’onorevole Giovanni Fava (Lega Nord).
La modifica punta ad introdurre una piccola ma sostanziale modificazione all’articolo 16 di tale decreto, riguardante la responsabilità del “prestatore di servizi di hosting” per contenuti online: qualora venisse approvata dal Parlamento, la nuova versione dell’articolo in questione attribuirebbe responsabilità al fornitore di hosting per contenuti fuorilegge, non solo quando sia stato reso edotto da parte di autorità giudiziarie/amministrative, ma anche quando a comunicargli tale informazione sia stato qualunque soggetto interessato.
Riguardo questa possibile modifica, si è levato un coro di proteste, che hanno sostenuto che, con tale aggiunta, il d.lgs. 70/2003 assumerebbe contenuti simili alle iniziative statunitensi Sopa e Pipa (vedi commento in precedente post).
Per contro, altre autorevoli voci hanno sostenuto che il d.lgs., nella formulazione attualmente in vigore, non attuasse effettivamente la direttiva “e-commerce”, e che la modifica sanerebbe tale “svista” del legislatore italiano.
Al riguardo, è opportuno notare che l’ordinamento italiano è già conforme alla Direttiva 2000/31/CE, che fa salvo ogni maggior diritto degli Stati Membri di prevedere che un organo giurisdizionale o un’autorità amministrativa esiga che il prestatore impedisca una violazione e vi ponga fine.
Tuttavia, qualora la modifica venisse approvata nel testo proposto, aumenterebbero esponenzialmente le richieste di rimozione al prestatore di hosting, il quale sarebbe costretto ogni volta a decidere in propria coscienza (senza garanzia in caso di errore e possibilità di opporsi nell’ambito di un procedimento o, tanto meno, garanzia di contraddittorio per alcuno) se rimuovere o meno un contenuto ritenuto lesivo, con tutte le conseguenze – economiche e non – in caso di errore.
Questo scenario potrebbe non rappresentare l’ottimo, in quanto si finirebbe con il sostituire il giudizio del provider (che comunque non sarebbe obbligato a rimuovere, se non ritenesse di aver ricevuto prova di un illecito) al giudizio, attualmente previsto, del giudice, che invece è sicuramente vincolante per la rimozione.
La soluzione proposta non sembra dunque essere migliore di quelle studiate da Agcom nell’ambito delle proprie consultazioni sul tema, che, anzi presentano migliori garanzie quanto alla terzietà dell’accertamento sulla necessità o meno di rimuovere un contenuto che, peraltro, viene eseguito nell’ambito di un procedimento di ragionevole durata, e che offre garanzie, tanto al titolare dei contenuti quanto al destinatario dell’ordine.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 23 gennaio 2012

Sopa & Pipa: il “popolo del web” protesta contro la proposta di legge “made in Usa” sulla tutela proattiva del copyright online

Molte delle pagine principali più famose al mondo si sono “auto-oscurate” nella giornata di ieri, quale misura di protesta contro i progetti di legge statunitenti “Sopa” (acronimo di “Stop Online Piracy Act”) e ”Pipa” (Protect Intellectual Property Act). Tra gli aderenti alla protesta, anche le “versioni” americane di Google e Wikipedia.
I due progetti di legge, attualmente in attesa di essere discussi al Senato Usa, propongono con rinnovato vigore la procedura di oscuramento dei siti web sinora adottata solo saltuariamente dalle forze dell’ordine americane, su espressa autorizzazione governativa, in occasione di eventi tradizionalmente “piratati” sul web, quali, ad esempio, manifestazioni sportive come il “Superbowl”.
La novità, in questo caso, sta in 3 fondamentali aggiunte, su cui i promotori delle leggi in questione puntano con particolare pervicacia:  (A.) in primo luogo, la cosiddetta “clausola anti-circonvenzione”, che attribuirebbe alle forze di polizia la possibilità di “blacklistare” anche gli indirizzi ip di siti web che pubblicizzano metodologie per aggirare il blocco ip dei siti “oscurati” per infrazioni al copyright; (B.) in secondo luogo la cosiddetta “clausola del vigilante”, che garantirebbe una sostanziale immunità agli internet service provider che oscurino siti web, sulla base di una sola presunzione di violazione del copyright; (C.) infine, si propone di consentire ai detentori di copyright che assumono violati di ottenere, senza alcun contraddittorio, un ordine giudiziale che tagli fuori i siti web stranieri dai sistemi di pagamento e dagli inserzionisti americani, rafforzando quanto già previsto nel “Digital Millenium Copyright Act” (“Dmca”) in tal senso.
Tra le motivazioni della protesta nei confronti di tali misure non certo una apologia della pirateria audiovisiva. E’ naturale che, a fronte di un provvedimento molto ampio e che tocca le aree più controverse del diritto d’autore digitale, ci sia la massima attenzione a che non vi sia alcuna lesione della libertà di espressione del pensiero e della libertà di informazione nel mettere a punto le misure. La lotta alla pirateria non è infatti in contrapposizione con chi contribuisce contenuti culturali alla rete.
E’ dunque nell’interesse di tutti che si sviluppi la più ampia riflessione ed approfondimento circa le obiezioni sollevate e che hanno causato il rinvio del provvedimento, ferma restando la matrice tipicamente… “made in Usa” dello stesso.
(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 19 gennaio 2012

Argentina: una misura innovativa a ritmo di tango

In un momento in cui, almeno nell’agenda di governo italiana, la lotta all’evasione fiscale appare all’ordine del giorno,una proposta decisamente alternativa arriva da oltreoceano, più precisamente dall’Argentina.

L’equivalente argentino dell’Agenzia delle Entrate (Arba) ha recentemente dato vita ad “Arbatracks”, in una inedita partnership con Sony Music. Il progetto si basa sul lancio di una piattaforma che consente di fruire di musica a tutti coloro che… potranno dimostrare di essere dei regolari contribuenti dello Stato. L’iniziativa sudamericana in realtà cerca di risolvere 2 problemi in 1: se, da una parte, cerca, attraverso un meccanismo premiale, di combattere l’evasione fiscale (per quanto i contribuenti potranno fruire gratuitamente della piattaforma soltanto per 6 mesi, e per un totale di 90  brani), dall’altra cerca comunque di contrastare l’altro annoso problema, ovvero la pirateria online. Combattere dunque evasione e pirateria… a ritmo di tango? L’idea sembra buona, non fosse altro che per la sua originalità, ma funzionerà davvero?! Staremo a vedere!

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E.) 17 gennaio 2012

Contributi sulla copia privata al bivio – l’analisi dell’Eao sulle cosìdette “levies”

L’anno appena trascorso sarà senza dubbio ricordato come uno di quelli più prolifici per il dibattito circa le misure di protezione del diritto d’autore in rete, sia nelle aule dei tribunali che negli istituti di ricerca. Trai molti contributi dottrinari, è interessante segnalare quello dell’Osservatorio Europeo sull’Audiovisivo, che fotografa la situazione a metà 2011. E’ reperibile all’indirizzo http://www.obs.coe.int/oea_publ/iris/iris_plus/iplus4LA_2011.pdf.en

L’autore di questo articolo, lo spagnolo Francisco Javier Cabrera Blázquez, analizza con estrema attenzione i due principali filoni di contribuzione, relativi alla copia privata:

- il cosìddetto “equo compenso” sui supporti vergine, misura ad oggi più diffusa in ambito europeo, pur con i necessari caveat della proporzionalità ed adeguatezza, ribaditi anche dalla sentenza Padawan v. Sgae (Corte di Giustizia CE, causa C-467/08, sentenza del 21 ottobre 2010, disponibile all’indirizzo: http://curia.europa.eu/jurisp/cgi-bin/gettext.pl?where=&lang=it&num=79898978C19080467&doc=T&ouvert=T&seance=ARRET);
questa misura sconta un tasso di necessaria impopolarità presso il pubblico, sebbene sia in larga parte tollerata dal’utenza;

- il cosìdetto “canone sul Peer2Peer”, proposto da più voci quale sostanziale mezzo per “spalmare” sulla generalità dell’utenza internet i costi della pirateria, depenalizzando lo scambio di files coperti da copyright, a fronte del pagamento di una imposta sulla
connessione ad internet. L’applicazione di una simile misura genererebbe forse maggiori introiti della “levy” sui supporti vergine nel breve periodo, ma pecca forse di quella lungimiranza necessaria alla preservazione dell’inventiva e del prodotto culturale, e, nel lungo periodo porterebbe ad un progressivo inaridimento dell’industria mediatica, con forti penalizzazioni per produttori ed artisti.

L’analisi dell’Osservatorio offre una panoramica che non è aggiornata agli sviluppi più recenti di tali policies in ambito europeo, ma evidenzia, in ogni caso, con puntuale chiarezza, come – negli ultimi anni – poco sia realmente stato fatto, in termini di incentivi alla diffusione legale delle opere mediatiche mediante il web: il trend del regolatore sembra essere ancora incentrato verso misure afflittive, che tuttavia incidono con maggiore insistenza proprio su quelle categorie (produttori, artisti, musicisti) che dovrebbero invece tutelare, e non producono quella spinta alla produzione culturale che ci si dovrebbe aspettare.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 13 gennaio 2012

“YouHaveDownloaded”: provocazioni in salsa BitTorrent e il miraggio della “sicurezza” nel P-2-P

Provocatoria iniziativa di un gruppo di programmatori russi, i quali, apparentemente per un compiere elaborato scherzo, hanno realizzato il sito web www.youhavedownloaded.com: questo sito, tramite una tecnologia “crawler” simile a quella utilizzata da Google per reperire pagine web, indicizza in un database accessibile al pubblico gli indirizzi ”ip” connessi ad alcuni famosi “nodi” (cosiddetti “tracker”) della rete BitTorrent, mostrando così con estrema facilità quali download stiano compiendo gli utenti connessi tramite tali indirizzi. Accedendo alla pagina con un programma Peer2Peer connesso ad un tracker BitTorrent tra quelli monitorati, la homepage del sito visualizza una lista, più o meno completa, di ciò che è in download tramite l’ip di riferimento. Non solo: inserendo un ip noto in una casella di ricerca, è persino possibile monitorare ciò che gli utenti dietro tale indirizzo stanno scaricando tramite il protocollo BitTorrent.
Al di là della ovvia curiosità, questa iniziativa mette a nudo una delle principali criticità della gettonata metodologia di “download” di contenuti BitTorrent: come tutte le reti di distribuzione, essa passa tramite snodi centrali, i “tracker”, che indicizzano periodicamente gli indirizzi ”ip” degli utenti ad essi collegati per consentire agli stessi di collegarsi (semi-)direttamente l’uno all’altro.
La limitazione tecnica di dover passare per uno snodo terzo, ironicamente, non fa che facilitare il lavoro di prevenzione dell’utilizzo per fini illegali del protocollo BitTorrent: è sufficiente, infatti, chiudere il tracker, oppure inserirne l’ip nella “blacklist” nazionale, per impedire il download illegale di contenuti protetti dal diritto d’autore.
Non a caso, durante il recente caso giudiziario “ThePirateBay”, una delle misure richieste ed autorizzate dai giudici è stata proprio quella di inibire agli utenti italiani non solo l’accesso al motore di ricerca di files illegali su rete BitTorrent, ma anche – e soprattutto – l’accesso al relativo tracker. Entrambe le attività, a mente della sentenza n.49437/2009 della Corte di Cassazione, costituiscono infatti quel “quid pluris” richiesto per la valutazione di illegittimità dell’attività di tali motori di ricerca: attività, insomma, che facilitano in qualche modo all’utente l’accesso a contenuti illegittimamente veicolati, e pertanto sanzionabili da parte delle Autorità competenti.
Ancora una volta, dunque, il “mito” del P-2P sicuro deve infrangersi con la dura realtà di un sistema che può registrare ogni mossa dei pirati digitali, per utilizzarla contro gli stessi.
(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 11 gennaio 2012

Digital Agenda for Europe: il report 2011 della Commissione Europea

Il 22 dicembre 2011, la Commissione Europea ha pubblicato sul proprio sito web

http://ec.europa.eu/information_society/newsroom/cf/itemdetail.cfm?item_id=7699&utm_campaign=isp&utm_medium=rss&utm_source=newsroom&utm_content=tpa-5

il report annuale sullo stato di implementazione dei temi fondamentali della “Digital Agenda”.

Come spesso accade, da questa reportistica ufficiale, emergono luci ed ombre circa l’effettivo progresso dell’Unione Europea verso la realizzazione dei principali “pilastri” dell’Agenda (si segnala che sono reperibili all’indirizzo

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010DC0245R(01):EN:NOT).

La Redazione di Italiaudiovisiva ritiene utile proporre un riepilogo sullo stato dei “pilastri”, come dal report in commento: clicca qui per leggere l’intero documento (commento della Redazione). Si segnala che il link conduce ad un sito esterno al blog/sito Italiaudiovisiva.

Qui ci limitiamo a segnare che sono senza dubbio interessanti, ai fini della specifica “filiera dell’audiovisivo”, le seguenti questioni:

- le anticipazioni della Commissione circa la prossima revisione della Direttiva sull’“Enforcement” dei diritti di proprietà intellettuale (la cui originale versione è ormai datata, in quanto risalente al 2004);

- nonché l’attenzione dedicata al dialogo dei “player” sul mercato circa i prelievi a sostegno del copyright: pratica che, nonostante l’impopolarità presso l’utenza, sta registrando costanti consensi in ambito europeo;

- l’esplicito riferimento, nell’ambito della necessità di adottare, nel triennio a venire, misure per fare fronte alla crescente domanda di servizi “ict”, del “potenziamento dei finanziamenti alla produzione delle industrie creative e culturali ed il loro sviluppo digitale” (vedi supra, “pilastro” 7, intitolato “Benefici dell’“ict” per la società europea”);

- meriteranno, inoltre, particolare attenzione anche le proposte di sistemi di risoluzione alternativa delle controversie online proposti a tutela dell’utenza, che hanno il meritevole intento di mirare a ridurre il contenzioso in ambito digitale, nonché la prospettata revisione delle linee-guida sugli aiuti di stato per lo sviluppo della banda larga, indispensabile veicolo per il broadcast e l’approvvigionamento di contenuti digitali in rete.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 11 gennaio 2012 

 

Brusca virata della Spagna sul copyright online

Il 30 dicembre 2011, il Parlamento Spagnolo ha approvato il regolamento attuativo della controversa ”legge Sinde” (cosiddetta dal nome dell’uscente Ministro della Cultura Ángeles González-Sinde): questa legge reca importanti innovazioni contro la pirateria digitale ed era già stata approvata nel febbraio 2011 (e pubblicata, insieme alle misure straordinarie di sostegno all’economia spagnola, nel Bollettino ufficiale del marzo 2011, reperibile al seguente indirizzo: www.boe.es/boe/dias/2011/03/05/pdfs/BOE-A-2011-4117.pdf), ma era rimasta inapplicata, in assenza delle disposizioni attuative, ora disciplinate dal Parlamento iberico.
A partire dal marzo 2012, dunque, entreranno in vigore le due fondamentali misure contenute in tale testo legislativo:
- da un lato, l’abolizione del cosiddetto ”canone digitale”, vale a dire l’equivalente dell’equo compenso Italiano sui supporti vergini. L’abolizione rispecchia le pronunce della maggioritaria magistratura spagnola, che, in più occasioni, aveva riconosciuto illegittima la presunzione di un utilizzo di cd/dvd e supporti informatici per fini statisticamente quasi sempre illegali;
- dall’altro, e, in questo caso in piena controtendenza con la giurisprudenza preminente, la nuova procedura per la rimozione dei contenuti in violazione del diritto d’autore da siti internet spagnoli e la possibile inibizione dell’accesso ai siti in questione: il neonato Comitato della Proprietà Intellettuale avrà, ai sensi della “Ley Sinde”, il potere di agire sia nei confronti di chi pubblica contenuti in violazione del diritto d’autore sulle proprie pagine web, sia nei confronti degli fornitori di hosting per tali pagine, sia nei confronti degli isp che omettano di ottemperare all’ordine di rimozione, il tutto nel tempo massimo di 10 giorni dalla denuncia da parte dei titolari dei diritti, secondo una procedura nel contraddittorio trai soggetti coinvolti.
La seconda misura, come è evidente, prende un percorso differente rispetto alla “three-strikes-rule” della francese “legge Hadopi”, e si allinea con quanto già sottoposto a consultazione dall’Agcom in Italia: la previsione di una procedura aggiuntiva e non alternativa al normale corso giudiziario, mediante la quale il legittimo titolare dei diritti può ottenere, in tempi più rapidi ed instaurando un contraddittorio con i soggetti coinvolti, la rimozione dei contenuti multimediali illegittimamente diffusi in rete, anche tramite meccanismi di blocco dell’accesso alle pagine web coinvolte.
L’opinione pubblica spagnola ha finora reagito in maniera altalenante alle nuove misure proposte, alternando vive proteste in ragione di presunte violazioni costituzionali da parte delle misure in questione, a mesi di sostanziale apatia nei confronti della legge stessa.
Sarà senza dubbio interessante osservare se il meccanismo predisposto dal legislatore spagnolo sortità o meno gli effetti sperati, anche in vista della possibile adozione simili misure in Italia.
Si ricordi che nelle elezioni anticipate del novembre 2011, il Partito Popolare ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, nonché il proprio risultato migliore di sempre: tra le iniziative del nuovo Governo presieduto da Mariano Rajoy si prevede, in materia di cultura e media, una revisione del processo di riforma di Rtve avviato dall’ex Premier Zapatero, che ha eliminato la pubblicità dalla tv pubblica spagnola. 

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 11 gennaio 2012